Settembre 2015. Alla mostra internazionale del cinema di Venezia, è stato presentato il film The Danish Girl (tratto dal romanzo La Danese), basato sulla reale vita di Elinar Wegener/Lili Elbe, primo transessuale ufficiale del mondo occidentale.
“è la mia unica speranza. Questo non è il mio corpo, devo lasciarlo andare”
“ti amo, sei l’unica persona che ha dato un senso alla mia vita, e che mi ha resa possibile…”
Con la regia di Tom Hooper (Il discorso del re, Les Misérables), vedremo questo film in Italia solo nel febbraio 2016, interpretato attraverso Eddie Redmayne (Marylin, La teoria del tutto) nel ruolo di Elinar Wegener/Lili Elbe e Alicia Vikander (Anna Karerina, Il quinto potere) nel ruolo della moglie Gerda Wegener.
Il presente: una storia drammatica
Fu solo qualche anno dopo che il film prese del tutto corpo, con la regia affidata a Tom Hooper (il trailer lo potete vedere QUI).
Elinar e Gerda sono una coppia sposata. Si amano e lavorano insieme (entrambi pittori), e un giorno, per aiutare la moglie, Elinar posa per farle terminare il dipinto di una damigella.
In seguito poserà per altri dipinti interpretando “Lili” e, con il tempo, Elinar sentirà Lili come la sua vera identità. Ciò manderà in crisi il matrimonio anche da parte di Gerda, che alla fine appoggerà Elinar nella sua volontà: far uscire Lili allo scoperto, adattando il suo corpo alla sua anima.
Tom Hooper ci presenta un film in cui ogni inquadratura prende la connotazione di un quadro, elemento di iniziazione alla presa di coscienza di Elinar. Il protagonista stesso, prima di essere Lili, è un pittore di paesaggi senza persone. Egli vede il mondo che lo circonda, mentre Gerda si focalizza sulle persone e sulle loro anime. Non a caso, Elinar comprende la sua anima solo dopo i ritratti scherzosi di Lili, diventando essi stessi i suoi ritratti, che lo aiutano a vedersi per ciò che è davvero. Ed è in questo gioco di scatole cinesi, in cui cui la realtà viene mostrata attraverso quadri all’interno del quadro più grande, in cui si parla di corpi attraverso l’anima. Ecco in cosa Tom Hooper vince: lui non si focalizza sul solo elemento del corpo, ma va ad analizzare l’anima, che porterà il corpo ad adattarsi ad essa. Non è forse questo il percorso che i transessuali si ritrovano ad affrontare? Non ci sono equivoci o doppi sensi, tutto è chiaro come i colori pastello che tornano attraverso la pellicola.
Uno sguardo al passato: l’ambiguità della commedia
Mai, prima d’ora, il transessualismo è stato trattato con un così alto livello di introspezione. Le dinamiche di scoperta, presa di coscienza e percorso da intraprendere per essere se stessi sono rese in modo tale che ogni persona possa riflettersi nella protagonista.
Molto è cambiato dal cinema della Hollywood dorata. Un esempio è A qualcuno piace caldo, film brillante con Marylin Monroe, Tony Curtis e Jack Lemmon tra gli interpreti. Il film narra di due suonatori di jazz che, per sfuggire da una banda mafiosa (della quale avevano assistito a una sparatoria), si travestono da donne e cominciano a suonare in un’orchestra di jazz esclusivamente femminile. Tra battute a doppio senso e gag al limite del verosimile, la commedia si snoda attraverso questi due uomini che sovrappongono il loro Io alle donne che interpretano, ma che si ritrovano ad essere realmente in alcuni momenti. In questa commedia non si gioca unicamente sul genere, ma sull’identità della persona e sulle sue sfaccettature ridendo e ascoltando la magnifica colonna sonora.
Proprio mettendo questi due film a confronto, si nota come il “proibito” sia diventato possibile da raccontare. se certe figure e tematiche erano relegate al solo genere comico e al ruolo di macchietta, oggigiorno essa, anche se ancora esiste, non è più la tecnica obbligatoria con la quale poter narrare di un personaggio come Lili Elbe.