Intanto i ragazzi stanno esplorando la cantina della casa: trovano dello scatolame per nutrirsi e invece le scatolette sono piene di pietre.
Fanno parte di una trappola elaborata che uccide uno di loro e fa scattare un allarme acustico.
I cannibali sanno dove si trovano e presto li attaccheranno.
Bisogna prepararsi a passare una lunga nottata.
The Day è l'ennesima variante del filone apocalittico che in questi anni è tornato prepotentemente alla ribalta: colpa della crisi, I suppose, ci sono meno soldi per fare film, anche horror e sci fi , e quindi si fa di necessità virtù: c'è chi vuole fare il mockumentary e chi vuole fare qualcosa d'altro, tipo raccontare l'apocalisse ( genere che si presta ai film low budget per questione di scenografie ultraminimal , fotografia povera e numero degli attori ridotto al minimo) però girando il tutto in maniera un minimo professionale e non finto amatoriale come nel found footage.
Naturalmente quando sento poi parlare di cinema fatto con zero soldi e un bastimento carico di idee a me si illuminano le pupille.
The Day è proprio questo:non spicca in originalità ma può essere considerato una reinterpretazione in senso claustrofobico del genere apocalittico che va a citare la furia primigenia del cinema d'assedio alla Carpenter ( quello di Distretto 13, per intenderci).
Insomma il classico homo homini lupus: i predatori fuori e i predati , che non hanno nessuna voglia di arrendersi, dentro.
The Day gioca molto sul non visto per ridurre il budget, è buio per la gran parte della durata ma ciò non toglie tensione. E poi ci sono le classiche complicazioni che solo l'uomo può crearsi in una situazione del genere, diciamo che tatticamente sia dentro la fattoria che fuori c'è qualcosa che non va.
Dentro badano bene a dividersi , fuori il capo dei cannibali, che ha due figli, non esita a mandare al massacro parte dei suoi adepti.
In un secondo tempo manda anche il figlio : chi lo farebbe al posto suo?
A parte queste disquisizioni tattiche e qualche particolare un po' troppo economico a vista ( tipo il sangue in computer grafica troppo palesemente finto, un urlo di rosso in mezzo al grigio imperante) quello che piace di questo film dall'aspetto ultraspartano è il suo essere senza speranza.
Si sente aria di countdown per l'estinzione, gli stessi assediati parlano al passato di quando erano di più e quindi ritengono di non avere speranza per il futuro.
E il finale è una stilettata alla carotide ben assestata: alla faccia di tutti i discorsi sul ricominciare assieme.
( VOTO : 7 / 10 )