The day after.

Creato il 06 febbraio 2015 da Scurapina

In molti ieri se ne stavano al calduccio, dietro ai vetri, incantati dalla nevicata perchè la neve, quando scende lieve (che fa pure rima) esercita una sorta di fascino su grandi e piccini (soprattutto sui più giovani che se ne stanno lì, con le dita incrociate, a osservare la neve nella speranza inconfessabile che sia così abbondante da provocare la chiusura delle scuole).

Poi viene “il giorno dopo”, con i marciapiedi impraticabili perché gli spazzaneve hanno pulito (logicamente) le carreggiate, con le pozzanghere che si allargano per la pioggia e i primi accenni di disgelo, mentre la neve, ben compressa sopra i tombini, ne impedisce il deflusso e così, ad ogni auto che passa a velocità sostenuta (se la carreggiata è pulita che senso ha rallentare?) si rischia di venire sommersi da un’ondata di fanghiglia.

E poi bisogna lottare con il selciato sdrucciolevole, con l’impressione di gelo che avvolge le estremità (soprattutto quelle inferiori disperatamente a mollo), con le secchiate di neve che ti colpiscono a tradimento se solo ti azzardi a camminare in prossimità dei rami stracarichi.

Sarà anche magica la neve, quando svolazza nell’aria, ma non appena tocca terra è un altro paio di maniche.