The Day – Douglas Aarniokoski

Creato il 09 luglio 2014 da Maxscorda @MaxScorda

9 luglio 2014 Lascia un commento

Che accadrebbe se alla spritz-generation si togliesse l’alcolico preferito?
E se assieme a questo sparissero i melafonini, i videogiochi, i papy paganti e tutto cio’ che rende la (loro) vita degna di essere vissuta?
Ecco, "The Day" racconta di un post-qualcosa dove i pochi sopravvissuti si mangiano tra loro per continuare a vivere.
In questo contesto un gruppo di giovani uomini e giovani donne, abbastanza vecchi da ricordarsi un passato luminoso ma ancora abbastanza svelti per sopravvivere alla mattanza, cerca di costruirsi un futuro in una terra ridotta ormai a riserva di caccia.
Tema stimolante laddove "La strada" di McCarthy e di conseguenza "The Road" hanno tracciato il segno definendo uno stile ma soprattutto un mood da seguire, ponendosi anzi come paragone primo in forma e realizzazione.
Uscita di scena la guerra fredda e di conseguenza il terrore del postatomico, resta un post apocalittico generico e indefinito. Qui l’intuizione di McCarthy e nel suo soprassedere su cause e motivazioni, concentrarsi sui fatti nudi e crudi.
E’ seguendo questa traccia che "The Day" si snoda, anzi in qualche modo lo si puo’ pensare inserito nel medesimo universo, antecedente di qualche anno al libro di McCarthy laddove la civilta’ in ogni senso possibile e’ gia’ crollata ma la memoria e’ ancora forte, la vita che e’ stata nelle case, nei manufatti e nella tecnologia ormai inerte, ben visibile e tragicamente presente e in un certo modo, vige ancora una speranza di rinascita.
Tornando al film, bravi i protagonisti, molto sul pezzo, convincenti e vicini alle personalita’ che portano in scena.
Aarniokoski, regista prettamente televisivo dalla nobile capacita’ d’infilarsi dentro a boiate colossali quali "Highlander: endgame", fa le cose piuttosto per bene per quanto non si sposti di un millimetro da quanto fece John Hillcoat che sappiamo ebbe il merito di tradurre alla lettera l’immaginario desaturato di McCarthy creando in pratica un’iconografia che si puo’ gia definire archetipica per questo genere di film . Buona la scansione ritmica e ottimo il testo di Luke Passmore che di zombie e distruzioni della civilta’ in genere ha fatto la propria cifra stilistica.
Il film non ha avuto molto successo, non di pubblico e non di critica, eppure non mi e’ dispiaciuto, anzi la prima meta’ del film mi ha ipnotizzato, perdendo mordente nella seconda parte senza pero’ scendere sotto un’abbondate sufficienza anzi superandola ampiamente nel finale.

Scheda IMDB


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