“Sarah, l’unica sopravissuta di una spedizione femminile nelle caverne andata malissimo. Sofferente di traumi psicologici e incapace di parlare, accompagna il gruppo di salvataggio nella caverna, ma nuovamente accade qualcosa di sinistro”
La continuità e coerenza con l’opera prima è totale e credibile, impreziosita dal paradosso originale di un “ritorno agli inferi” non per causa avverse ma per l’ottusa cecità del mondo esterno. La sceneggiatura a sei mani di Blakeson, McCarthy e Watkins gioca con le atmosfere delineate da Marshall concedendosi rimandi dovuti e citazioni imprevedibili, che vanno dall’Argento di Phenomena (la pozza di escrementi) al grande Bruno Mattei (la scena del topo che fuoriesce dalla bocca, di rara efficacia, mutuata dal cult Rats – Notte di terrore).
L’uso del sonoro è sempre a livelli invidiabili per il genere e la fotografia, curatissima, trascina lo spettatore direttamente nel ventre ostile di caverne umide ed inquietanti. Qualche riserva in merito alla figura dell’anziano sceriffo, tratteggiato come i peggiori villain di tanto cinema anni ‘70 ed oggi francamente inverosimile nella sua maldestra aggressività.
Un ottimo sequel che, oltre a completare momenti volutamente sospesi nel primo capitolo, definisce un ulteriore, oscuro retroscena in merito alla natura delle creature che abitano le caverne. Consigliato a chi ha amato l’illuminata pellicola del talentuoso Neil Marshall e soprattutto a chi intende avvicinarsi ad un orrore diverso, lontano dagli schemi triti e preconfezionati delle produzioni americane.