The Eichmann Show – Il processo del secolo, un film di Paul Andrew Williams. Con Martin Freeman, Anthony La Paglia, Rebecca Front, Zora Bishop. Al cinema lunedì 25 gennaio, martedì 26 gennaio e mercoledì 27, Giorno della memoria. Distribuito da Lucky Red.
Programmato per tre giorni al cinema, compreso il Giorno della memoria, questo film che tratta da un punto di vista non così solito uno dei processi più clamorosi del secolo scorso, quello che ci fu a Gerusalemme, nell’anno 1961, a carico di Adolf Eichmann. Gerarca nazista tra i responsabili della Shoash, quella che fu chiamata nei documenti tedeschi con gelido linguaggio la soluzione finale, era stato catturato dai servizi segreti israeliani in Argentina dove viveva sotto falso nome e calndestinamente portato in Israele. A lui fu impoutata la corresponsabilità nello sterminio e sappiamo com’è finita: condanna a morte, eseguita per impiccagione. Questo film ha la singolarità di ricostruire quell’enorme e copmplessa vicenda processuale attraverso la storia di Milton Fruchtman, il produttore americano che ebbe l’intuizione (anche commerciale) di riprendere il dibattimento e venderlo alle televisioni di tutto il mondo. Sarebbe diventato un successo colossale, portando a conoscenza di decine, centiniaia di milioni di spettatori cos’era stato l’Olocausto, com’era avvenuto lo sterminio degli Ebrei d’Europa, cos’erano state le atrocità dei campi di annientamento come Auschwitz: per mezzo delle accuse mosse ad Eichmanne e della viva voce dei testimoni contro di lui, molti dei quali soporavvissuti ai lager. Si seguono gli scontri e le schermaglie nella corte, ma anche la complicata storia di Fruchtman e delle difficoltà da lui incontrate prima e durante le riprese televisive. Compresa la non facile convivenza con il regista chiamato a guidare il team degli operatori, l’integerrismo e roccioso Leo Hurwitz, uno dei dieci di Hollywood che erano finiti nella famigerata lista nera ai tempi del maccartismo. Il film è pià interessante per quanto racconta che per come lo fa, stile e linguaggio cinemtografico sono piuttosto convenzionali e senza grandi sorprese o scarti rispetto alla medietà. Prodotto dignitoso, che comunque ha il merito di riportarci a un evento capitale del Noivecento e ci pone qualche sana domanda su quale sia il ruolo della tv. Spero si scriverne al pià presto una recensione ragionata. Dico intanto: se potete, leggetevi o rileggetevi La banalità del male, il resoconto che l’immensa Hannah Arendt fece del processo di Gerusalemme, un libro che scatenò polemich e che ancora oggi è in grado di turbarci e porci domande scomode. E, prima di vedervi il film, leggete almeno il primo e comunque densissimo capitolo, La Corte (il libro è edito da Feltrinelli). Non si può parlare del pricesso Eichmann prescindendo da quanto ne scrisse la Arendt. E leggendola ci si rende conto di quante semplificazioni, anche se magari necessarie, ci siano nel film. Se non si conoscono i fatti e gli atti sembra, vedendolo, che Eichmann fosse stato il responsabile di Auschwitz e degli altri campi di sterminio. Non è così. Arendt ci avverte e ricorda e puntualizza più volte come il suo ruolo fosse quello di organizzare i treni che da tutta Europa portavamo gli ebrei rastrellati verso i lager dell’annientameno. IL che non ne attenua vcolpe e responsabilità, ovvio. Nel film vediamo anche le immagini del vero processo e agghiaccianti documenti visivi sui campi di stermonio.