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La voglia di trasformare questo blog, con un’ultima -drammatica- svolta, in una sorta di “scialuppa di salvataggio” per chi intende lasciare definitivamente l’Italia sta cominciando -lo ammetto- a farsi sempre più strada.
Il progetto “La Fuga dei Talenti” è nato nel 2009 con tre scopi precisi: in primis, denunciare il crescente esodo dall’Italia di un esercito di giovani professionisti altamente qualificati. Parallelamente, mettere il dito nella piaga dei giganteschi problemi strutturali che questo Paese, allergico ad ogni tentativo di seria riforma, si trascina da oltre 20 anni.
Ritengo che entrambi gli obiettivi, soprattutto il primo, siano stati sostanzialmente raggiunti. Esisteva in realtà anche un terzo obiettivo, nei fatti implicito: quello di indicare una strada da seguire, affinché il Paese tornasse a valorizzare tre componenti fondamentali per avviare un proprio “progetto di futuro”. I giovani, il talento (o il merito), l’innovazione.
Per fare ciò, era e resta necessario farsi indicare la strada da quell’immenso patrimonio di intelligenze vive che risiedono all’estero. Persone libere, persone intellettualmente oneste, persone giovani, la cui scelta di vita ha rappresentato, spesso e volentieri, un atto di coraggio e di denuncia implicita verso i mali strutturali che affliggono l’Italia. Espatrio come atto di protesta verso un sistema che -nel complesso- non funziona.
Le ultime vicende politiche hanno spazzato via ogni residuo di speranza. Questo, mi spiace dirlo, è un Paese finito. Senza futuro. Senza prospettiva.
Vedere un’intera classe dirigente che va a riprendere per i capelli un rispettabile uomo politico di 87 anni, supplicandolo di togliere ancora una volta le castagne dal fuoco, è stato semplicemente umiliante.
Anziché puntare su uomini nuovi, per avviare un percorso di profondo e radicale cambiamento, si è preferito investire di un ruolo di “salvatore della patria” il Presidente della Repubblica in carica, il cui unico orizzonte sarà -per l’appunto- quello di salvare il salvabile. La sua età, il peso di troppi anni passati a vederne di tutti i colori, la voglia di ritirarsi a vita privata, non gli consentiranno probabilmente di andare oltre. Non per sua colpa, siamo anzi certi che farà l’impossibile, ma semplicemente per le circostanze in cui tutto questo è avvenuto.
Quest’Italia gattopardesca, a suo agio nel più totale immobilismo, ben riflessa nel quadro che il giornalista Sergio Rizzo traccia dei cosiddetti 58 “grandi elettori regionali” del Presidente della Repubblica (uomini nel 91% dei casi, notabili, tendenzialmente vecchi) trascinerà l’intero Paese alla deriva.
La verità è che questa classe dirigente italiana, ormai in pieno default, ha deciso autodistruggersi, insieme al Paese. Preferendo ancora una volta il tirare a campare, rispetto a una cesura vera e propria col passato. E a una ripartenza verso il futuro. Con leader nuovi, giovani, innovativi, non legati al cosiddetto “status quo”. Il mondo è cambiato, la storia è cambiata, tutto evolve a velocità inimmaginabili solo 50 anni fa. Loro no, restano sempre uguali a sè stessi. Convinti, come Tolomeo, che il Sole (il resto del mondo) giri intorno alla Terra (l’Italia). Sveglia: casomai è il contrario.
Non avevamo tempo da perdere. Lo diciamo da almeno un paio d’anni. Siamo riusciti a darci un colpo di reni, almeno nei primi mesi del Governo tecnico, sorprendendo tutti. Poi anche quella spinta è venuta meno, lasciando tanta austerità e poche vere riforme strutturali.
Le elezioni, che dovevano segnare una ripartenza, hanno riconsegnato un Paese completamente ingovernabile. Non si è avuto il coraggio di scelte nuove neppure sul Presidente della Repubblica, aggrappandosi così a quello attuale. Scegliere di non scegliere: l’eterno ritornello italiano.
Domani lanciamo quella che potrebbe essere l’ultima iniziativa “costruttiva” di questo blog: l’abbiamo decisa giovedì scorso, in vista di un appuntamento programmato il 9 maggio. Proprio perché potrebbe essere l’ultima, vi chiediamo di fornire un contributo di idee forte.
Poi valuteremo cosa accadrà, di qui all’estate. Se non interverranno segnali nuovi, “La Fuga dei Talenti” modificherà la propria rotta di navigazione, trasformandosi in un blog utile a raggiungere le scialuppe di salvataggio, in fuga dalla “Nave Italia” in affondamento.
Mentre l’orchestra continuava a ballare e i passeggeri in prima classe festeggiavano a champagne, abbiamo segnalato che la nave aveva urtato l’iceberg, a causa della totale incompetenza dell’equipaggio. In pochi ci hanno creduto. Poi abbiamo avvisato che l’acqua entrava -copiosa- dalle falle aperte. Un po’ di scetticismo. Contemporaneamente, abbiamo urlato che i passeggeri più giovani, più attenti degli altri, intuendo il pericolo, stavano abbandonando l’imbarcazione. Qualche momento di smarrimento. Ora però, anziché riparare la nave, tappare le falle strutturalmente e migliorarla, innovando, si è deciso di proseguire la rotta – con qualche provvisorio rabberciamento. Sperando di scamparla anche stavolta.
Se così sarà, anzichè indicare come riparare gli squarci nella carena, ci dedicheremo a fornire tutte le informazioni utili per raggiungere le scialuppe di salvataggio. Scialuppe che già si stanno muovendo, sempre più numerose, verso altre navi, più solide, moderne… decisamente meglio attrezzate per solcare oceani sempre più agitati.
…e l’ultimo spenga la luce.
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