The Eye has to travel - DIANA VREELAND

Creato il 22 novembre 2012 da Harimag

Cari followers di Harimag ben trovati! Proseguiamo la nostra avventura esplorando i confini dorati di VOGUE. L’ultima volta abbiamo festeggiato il compleanno di Anna Wintour, direttore attuale di Vogue USA. Ma chi c’era prima di lei? Il predecessore era Grace Mirabella, e prima di lei a dirigere la rivista era Diana Vreeland. Fu lei a rendere Vogue quello che è adesso, quando arrivò lei nulla fu più come prima.     

Chi era Diana Vreeland? Sta tutto nel nome: Determinazione, Immaginazione, Amore, Nuovo, Arte, Vogue, Rivoluzioni, Empress of fashion, Eye, Lavoro, Avventura, New York, Decisione.

Nata da genitori americana a Parigi, l’infanzia della Vreeland si svolge nel magico mondo della Belle Époque: modernismo, Art Nouveau, i Balletti Russi, and haute couture, Diana ne era ammaliata. Allo scoppio delle guerra tornata in America, Determinata e decisa, creò il suo mondo personale in cui stile, originalità e allure regnavano sovrani. Con il suo carattere esuberante conquistò l’aitante banchiere Reed Vreeland che sposò nel 1924. Insieme si trasferirono a Londra da cui partivano sempre per viaggi romantici in giro per l’Europa: Parigi, Budapest, Vienna, Roma. Durante questi anni Diana coltivò il suo Amore per la moda e diventa amica di tutti gli stilisti a Parigi. Inoltre grazie al suo matrimonio Diana entrò a far parte della crème de la crème di New York, e con innegabile senso pratico e disarmante sincerità fu capace di reinventarsi completamente e da lady della high society diventò una working woman. Nel 1936 Carmel Snow, editrice di  Harper’s Bazaar, avendo notato il suo stile unico ad un party, la assunse come fashion editor. Diana non perse tempo e creò la rubrica “Why don’t you?” con cui sfidava le lettrici a spalancare l’Immaginazione e vivere i propri sogni. Le provocava ponendo domande come <<Perché non risciacqui i capelli biondi di tuo figlio con lo champagne avanzato per mantenerli dorati?>> o con frasi che oggi sono i più eloquenti proverbi di moda come <<L’eleganza non ha nulla a che fare con il vestirsi bene >> o ancora <<Il bikini è la più grande invenzione dopo la bomba atomica>>.

Dopo 25 anni di carriera da Harper’s Bazaar Diana Vreeland, già famosa, lascia la rivista per diventare la leggendaria direttrice di Vogue. Erano i famosi swinging sixties, fucina di terremoti sociali congeniali per lei che era costantemente attratta dal Nuovo. La trasformazione di Vogue si inserì perfettamente in questa rivoluzione culturale. Diana reinventò di sana pianta il giornale che non brillava più nel firmamento editoriale e lo fece diventare la “bibbia fashion” aumentando vertiginosamente le vendite. Le pagine di Vogue esplosero di moda, Arte, musica, film; questi furono gli “anni d’oro.” Improvvisamente si trattava di una rivista nuova, eccitante e giovane dove le modelle avevano una personalità e la moda era rivolta a tutte le donne. Diana Vreeland cavalcò le Rivoluzioni dello stile registrando talenti emergenti come Mick Jagger e Mia Farrow e lanciando modelle dal fascino  “non standardizzato” come Marisa Berenson e Edie Sedgwick. Vreeland diventa un’icona di stile e il suo famoso salotto rosso diventa il quartier generale degli artisti di New York.

I ritratti scattati dai famosi fotografi con cui lavorava – Richard Avedon, Cecil Beaton, Lillian Bassman – ci rimandano ad una vera Empress of Fashion : le mani lunghe e perfettamente curate, l’immancabile bocchino in avorio, il corpo minuto e fitted serrato in un tailleur Chanel, il viso non convenzionale caratterizzato dal naso da aquila reale enfatizzato con un trucco da maschera Kabuki. E infine, lo sguardo. Penetrante, incisivo, fiero, a tratti intimidatorio. <<The Eye has to travel>> (= l’occhio deve viaggiare), scrisse nel volume Allure e la frase, sincero manifesto di cosmopolitismo e di curiositas, è anche il titolo del libro e documentario di Lisa Immordino Vreeland, moglie del nipote Alexander. Una mattina del 1971 le indimenticabili pareti rosse del suo ufficio da Vogue vennero dipinte di bianco. A causa delle spese astronomiche dei magnifici servizi di moda, Diana Vreeland venne brutalmente licenziata. Perdersi d’animo non era da lei e nel 1972 diventa consulente al Costume Institute del Metropolitan Museum di New York, allora una sonnacchiosa istituzione che lei risvegliò a colpi di mostre di grande impatto visivo. Come una regista teatrale Vreeland creò set in cui fantasie elaborate prendevano vita in un modo mai visto prima. Il suo approccio controverso e poco convenzionale fece storcere il naso agli accademici che però si ricredettero quando il Lavoro di Diana attirò un pubblico via via sempre più numeroso ed entusiasta.

Diana Vreeland fu una delle personalità più influenti del 20esimo secolo, l’oracolo della moda, il più grande arbitro dello stile, inventò una professione totalmente nuova e iniettò nelle pagine patinate il suo carisma, cogliendo sempre con istinto Deciso lo spirito del suo tempo e vivendo la vita come un’Avventura. Come disse Richard Avedon: << La Vreeland è stata e rimane l’unica geniale fashion editor>>.

Come sempre, siate creativi, siate CoOl. Alla prossima!

Valentina Plumari


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