Si può dire quello che si vuole, sulla Giustizia italiana, ma non che sia noiosa o prevedibile. Si può infatti essere giudicati colpevoli, quindi assolti, poi di nuovo colpevoli però se all'ultimo livello batti il mostro finale vieni considerato innocente per sempre e nessuno ti può più dire niente. È quanto capitato nel processo per l'omicidio di Meredith Kercher, la studentessa inglese uccisa la notte di Halloween del 2007, ad Amanda Knox e Raffaele Sollecito. Condannati nel 2009, quindi assolti e scarcerati nel 2011, poi di nuovo giudicati colpevoli nel 2014 e quindi assolti in via definitiva lo scorso 27 marzo 2015 dalla quinta sezione penale della Suprema Corte di Cassazione. Ora Amanda è tornata nella sua Seattle, dove se vuole può fondare una grunge band. Fossi in lei comunque starei lontano dal Seattle Grace Hospital. Lì entri che sei sano come un pesce e va a finire che ti trovano una qualche malattia assurda, peggio che dal Dr. House. Raffaele invece ha appena pubblicato un libro, Un passo fuori dalla notte, uscito il 6 ottobre, in cui racconta le sue verità. Tra queste non vi è la rivelazione che lui è il vero Harry Potter, come sembrava dalle foto ai tempi dell'assassinio, che lui e Amanda comunque non hanno commesso, almeno per la Legge italiana. Meglio ribadirlo, perché se no arrivano le querele.
Una vicenda da film e infatti sull'omicidio di Meredith Kercher era già stato realizzato un film, e che film! Un film tv della Lifetime: Amanda Knox: Murder on Trial in Italy. Roba di alta qualità, lo so. The Face of an Angel rilancia sullo stesso tema, questa volta con una produzione della BBC Films e un cast di primo, o se non altro di secondo livello, che comprende il crucco Daniel “Niki Lauda” Brühl, una star in discesa ma sempre sgnacchera come Kate Beckinsale e una star in fortissima ascesa come Cara Delevingne. Non sapete ancora chi è Cara Delevingne? Presto lo saprete, perché ve lo sto per dire io.
"Daniel, non sarai il vero Niki Lauda, però vuoi premerlo quel dannato pedale dell'acceleratore?"
"Lascia perdere, cara Cara. Pure io guido meglio di Daniel."
Cara Delevingne è una modella inglese che si è fatta conoscere sulle passerelle mondiali grazie a quel fascino strano che emana, con quelle sopracciglione ancora più folte di quelle di Lily Collins che sono a loro modo irresistibili. Inoltre è paparazzatissima per via della sua storia d'amore lesbo con la cantante indie St. Vincent. Cara poi è apparsa nei video “Ugly Boy” dei mitici Die Antwoord (quelli comparsi anche nel film Humandroid), di "Donatella" di Lady Gaga e di “Bad Blood” di Taylor Swift, è stata un Angelo di Victoria's Secret e di recente ha detto addio alle passerelle all'età di 23 anni salvo poi farsi vedere alla Fashion Week di Milano con Kate Moss, mentre intanto sui set cinematografici è sempre più richiesta. È stata la protagonista part-time di Città di carta e sarà presto nell'attesa (persino da me) pellicola fumettistica Suicide Squad e pure in Pan - Viaggio sull'isola che non c'è, più un sacco di altri lavori attualmente in lavorazione. Insomma, la stella di quest'anno e ancor di più dei prossimi è e sarà lei. Anche perché, a differenza di molte altre supermodelle bellissime ma antipatiche (qualcuno ha detto Naomi Campbell?), lei ha una faccia che fa troppa simpatia.
Dopo aver avuto una mini particina in Anna Karenina, questo in The Face of an Angel rappresenta il secondo impegno recitativo per Cara Delevingne e che parte avrà? Scommetto che tutti voi scommettete che faccia Amanda Knox, dopo tutto un po' le assomiglia, e invece no. Questo non sarà un bel film, diciamolo subito, però è una visione che qualche sorpresa la riserva.
La prima scena non fa certo ben sperare: si va subito di stereotipi sull'Italia, con un pezzo di musica vagamente lirica e una citazione della Divina Commedia. Per il prosieguo ci dobbiamo aspettare 'O Sole mio, un omaggio a La dolce vita, gente che mangia solo pizza e un brano cantato dai tenorini de Il Volo? No. Invece no. The Face of an Angel qualche altro luogo comune sul nostro paese lo spara, ma nemmeno troppi. Non quanti Amanda Knox: Murder on Trial in Italy, il precedente film dedicato ad Amanda Knox con protagonista Hayden Panettiere. L'altro aspetto sorprendente è che questo fondamentalmente non è un film su Amanda Knox. Al di là del fatto che i nomi sono stati cambiati e quindi Amanda Knox è diventata Jessica Fuller, mentre Raffaele Sollecito qui si chiama Carlo Elias, o del fatto che l'ambientazione è passata da Perugia a Siena, la coppia di fidanzatini che erano stati accusati dell'omicidio della studentessa Meredith Kercher (qui diventata Elizabeth Pryce) è quasi assente.
È come se il regista Michael Winterbottom e lo sceneggiatore Paul Viragh avessero voluto mandare a quel paese Amanda & Raffaele. Hanno avuto la commissione di fare un film sull'omicidio di Meredith Kercher e loro hanno cercato di fare qualcosa di totalmente differente. Le parti che convincono meno sono proprio quelle dedicate alle ricostruzioni degli eventi e del processo. Queste sono cose già note e non aggiungono molto a quanto si poteva sapere dai telegiornali. L'aspetto più interessante di The Face of an Angel è il voler raccontare qualcosa d'altro rispetto alla Amanda Knox story. Questo non è un film su Amanda Knox, che è presente pochissimo e a sorpresa non ha la face di Cara Delevingne bensì di tale Genevieve Gaunt.
La storia è incentrata su un regista nei cui panni troviamo Daniel Brühl che deve girare un film sull'omicidio Kercher e invece si trova al centro di un viaggio esistenziale personale ispirato alla Divina Commedia di Dante. Ad accompagnarlo in questo trip nell'Inferno & Paradiso della movida notturna di Siena non c'è Virgilio, bensì ci sono una giornalista americana interpretata da Kate Beckinsale, che più che recitare figheggia come suo solito, un losco Valerio Mastandrea con un personaggio che più che ambiguo sembra solo ridicolo, e la citata Cara Delevingne. Perché continuo a parlare di Cara Delevingne? Perché: 1) Non so se si era capito, ma mi piace. 2) È lei il vero punto di forza del film.
The Face of an Angel più che una pellicola è un pasticciaccio. È un lavoro che si rifiuta di essere una sterile ricostruzione dell'omicidio di Perugia, e ciò è un bene, ma nel suo cercare altre direzioni narrative e nel suo provare a gettare uno sguardo autoriale alla vicenda fallisce piuttosto miseramente, e ciò è un male. A salvare la baracca ci pensa allora Cara Delevingne, con la sua recitazione istintiva e spontanea, e che in più ci regala una bella scena in cui canta “Mi fido di te” di Jovanotti (proprio così!). Dopo aver vagato per un'ora e mezza in maniera confusa e senza meta, nella parte finale The Face of an Angel riesce a suo modo a risollevarsi e ad arrivare a destinazione. E pure questa è un'altra sorpresa di un film che è tutto fuorché riuscito, ma se non altro è anche tutto fuorché prevedibile. Proprio come la Giustizia italiana. (voto 5+/10)