Les Combattants
di Mathieu Cailley
con Adele Haenel, Kévin Azaïs, Antoine Laurent
Francia 2014
genere, commedia, drammatico
Per restare dalle parti dell'attualità più
stringente, non si può fare a meno di notare la coincidenza tra la
presentazione del programma del
festival di Cannes e l'uscita nelle
sale, a più di anno di distanza dalla sua presentazione alla croisette
di "The Fighters - addestramento di vita" (Les Combattants), esordio
alla regia di Thomas Cailley. In quell'occasione il regista francese
aveva posto le basi per un'ascesa esplosa con i premi ottenuti alla
Quinzane des Realisateurs e poi confermata ai massimi livelli nella
notte degli Oscar francesi dove il film aveva impedito a "Timbucktu" di monopolizzare l'intero
palmares.
Al di là dei riconoscimenti il festival transalpino, con la sua
visibilità, torna utile per rivelare un passaggio di consegne, tutto
interno al cinema francese, che rinforza la tradizione di un movimento
da sempre attento alle vicissitudini dell'età giovanile. "Les
Combattants" si inserisce sulla scia tracciata dodici mesi prima da un
altro lungometraggio che raccontava l'iniziazione alla vita attraverso
l'avventura di un amore giovanile. La storia di Arnaud e Madeleine, i
protagonisti di "Les Combattants" assomiglia infatti a quella di Adele
ed Emma, le protagoniste de "La vita di Adele",
non solo in termini di genere e per
il fatto di presentare due coppie
fuori dagli schemi ( per stili di vita e gusti sessuali) ma più che
altro in una voglia di vivere che si manifesta a dispetto di qualsiasi
tipo di paura; un atteggiamento che potrebbe essere
il manifesto di una
generazione travolta dalla crisi (registrata dal film nella mancanza di
lavoro che obbliga l'amico di Arnaud a cercare lavoro all'estero), e
che, con la dose d'incoscienza tipica dell'età giovanile, ce la mette
tutta per riuscire a sopravvivere. Come testimonia la scelta di
Madelaine di vendere cara la pelle, frequentando il corso di
preparazione che la dovrà abilitare all'arruolamento nelle forze
speciali e in seconda battuta, quella del timido Arnaud,
caratterialmente distante dal temperamento degli uomini in divisa,
eppure disposto a mettere in discussione le sicurezze casalinghe pur di
assecondare il suo sogno d'amore. Audacia che Cailley trasforma in una
voglia di fare in grado di segnare lo svolgersi del film, sospinto da
una struttura narrativa che non perde occasione per rilanciare le
aspirazioni dei protagonisti: dapprima togliendoli dalla mancanza di
orizzonti del villaggio natio, ospitale e sicuro ma incapace di offrire
prospettive, e poi reagendo con altrettanta determinazione alle
frustrazioni che i nostri subiscono, e durante giorni dell'addestramento
militare, segnati dalla delusioni di una mentalità da cui non c'è
niente da imparare, e nel momento in cui, finalmente liberi dalle
responsabilità derivate dal contesto famigliare, Arnaud e Madeleine sono
costretti a rinunciare al loro
Aleph personale per cause di forza maggiore.
Seguendo
le premesse poste in essere nella natura agonistica dei suoi personaggi
e deciso a imitare la vita secondo una visione dialettica delle sue
componenti, Cailley lavora sui contenuti del film: da una lato affidando
alla tenzone amorosa il compito di replicare le conflittualità
dell'esistenza umana, dall'altro ricorrendo all'espediente dell'opzione
militare per enfatizzare la tenacia dei nostri eroi, determinati a
lottare con ogni mezzo contro le forze che si oppongono all'affermazione
delle loro aspirazioni. E poi operando sulla forma, che diventa un
contenitore capace di far coesistere generi e registri: tra i primi
abbiamo già parlato di quello sentimentale, a cui si affianca un lato
più avventuroso, derivato dal confronto con l'ignoto, che i nostri si
troveranno ad affrontare nel percorso di conoscenza e di sopravvivenza
innescato dalla precarietà di quel viaggio. Nei secondi, in cui si
alternano momenti da commedia ad altri decisamente più drammatici, si
segnalano invece dosi di sottile umorismo che Cailley fa scaturire dal
non sense di situazioni dove l'assoluta serietà dei personaggi, pronti
ad attribuire importanza ad ogni singolo gesto fa da contraltare
all'ordinaria banalità di momenti come quelli, e ce ne sono molti
durante la vita di caserma, in cui la realtà sembra prendersi gioco di
ogni ragionevolezza.
Un eclettismo che "Les Combattants" fa valere anche
in zone più specificatamente cinematografiche, come lo è l'attenzione
dedicata al montaggio, decisivo nei suoi stacchi netti e improvvisi a
restituire l'irrequietezza propria dell'età giovanile, oppure come
avviene nella parte centrale del film a sottolineare il cambio di
direzione della storia -siamo alla vigilia della partenza di Madeleine -
annunciato dalla discontinuità tra l'euforia della sequenza ambientata
in discoteca, caratterizzata dal frastuono della musica e dal vitalismo
dei protagonisti pronti a scatenarsi al centro della pista e quella
successiva, che subentra in maniera brusca ad interrompere la festa con
il buio della notte sin troppo evocativo del tempo che verrà. E ancora
nell'utilizzo della colonna sonora, surplus energetico, che nella
pulizia del sound elettronico composto dal trio Lionel Flairs, Benoît
Rault e Philippe Deshaies (non campionata ma suonata dal "vivo)
riproduce la dimensione di purezza in cui si muovono storia e
personaggi. Romantico e antiretorico, "Les Combattants" è uno di quegli
esordi che lascia a bocca aperta e che autorizza a pensare alla nascita
di un grande autore.
(pubblicato su ondacinema.it)