the first aggregate

Creato il 30 novembre 2012 da Albertogallo

TABUN MAHABUDA (Mongolia 2012)

Questo film è stato presentato alla XXX edizione del Torino Film Festival, nella sezione Torino 30.

Uno stuntman torna in città appena guarito da una brutta ferita alla testa e tramite una donna ottiene finalmente una parte da protagonista in un film incentrato su un attore. Laconica storia di corpi come involucri da abitare, spiriti e contatti umani insondabili, osservati con sguardo straniato ma anche benevolo, con rigore e intensità secondo la lezione del taiwanese Tsai Ming-liang.

Dev’essere stata la curiosità a spingere molta gente a vedere The first aggregate: curiosità per l’esotica Mongolia e curiosità nata dalla lettura della trama: un film che parla del cinema e dei suoi personaggi incuriosisce sempre. Ma tutto ciò, in questo caso, deve aver generato nel pubblico non pochi fraintendimenti e delusioni: molti sono stati gli abbandoni a metà proiezione, e pochi, al contrario, gli applausi finali. Colpa forse della scelta di non rappresentare quasi per niente il mondo del cinema, alla quale si aggiunge un ritmo narrativo non propriamente hollywoodiano.

Che cos’è allora questo film? È una serie di quadri che hanno al centro il protagonista maschile, un ex stuntman. Viene mostrata la sua vita ma soprattutto la sua solitudine; i suoi cambi di casa, i suoi rapporti con le donne, i suoi passatempi – tra cui proiettare ossessivamente lo stesso documentario americano sulle stoffe e guardare molta tv. C’è una serie di immagini estetizzanti che sembrano portare a Terrence Malick ma che – quasi per nulla motivate dal contesto – si fermano un attimo prima dello stucchevole. Lunghissimi momenti di silenzio (anche se il più delle volte è la tv a parlare) si alternano a episodi ricchi di lunghi dialoghi – per lo più storielle sagge.

La Mongolia tutt’attorno (spesso fotografata dal protagonista) è un cumulo di macerie, polvere e terra arida, cosa che la fa assomigliare alla Tokyo di Tokyo Monogatari (capolavoro di Yasujirō Ozu), e non è da escludere che alla base dei due film ci sia la stessa esigenza narrativa: il cambiamento, il passaggio d’epoca. Si passa spesso da campi molto stretti (negli interni), sottolineati dalla corpulenza dello stuntman, a campi invece larghissimi dove l’uomo è minuscolo. L’insieme delle immagini, la ripetitività dei gesti e delle abitudini e gli abiti sempre uguali rendono il film il ritratto di un depresso. I personaggi sono figure immutabili, maschere di una commedia. Nulla si sa dell’interiorità personaggi (l’introspezione psicologica è praticamente assente), così come del loro passato e del loro futuro. Il tempo è addirittura sospeso: non a caso si “muove” qualcosa solo dopo che il protagonista va a ritirare una sveglia dall’orologiaio, che torna a funzionare dopo la riparazione.

Che cos’è allora, ci chiediamo ancora, questo film? La domanda si ripresenta più volte durante la visione, perché è realmente difficile capire quale strada l’opera voglia percorrere. Poi, a un certo punto, l’epifania: il film che lo stuntman dovrebbe interpretare racconta di uno spirito che si incarna in tanti attori differenti, dimenticando, negli anni, di essere uno spirito, fino a quando una donna non gli chiede qualcosa sul suo passato. Ecco, adottando questa curiosa chiave di lettura il film acquisisce un senso: lo stuntman è uno spirito che si impersona di volta in volta, un angelo caduto in terra (cfr. Il cielo sopra Berlino) che sta cercando un’anima da vivere e nel frattempo scopre il mondo. In questa lettura torna la singolare (e bellissima) scena iniziale, torna l’immutabilità fisica del personaggio e torna anche il finale, con la rasatura completa della barba a sancire la nascita di un uomo nuovo. Dopo la scena di rasatura il film pare ricominciare, con le stesse situazioni vissute da uno dei personaggi femminili. Un curioso gioco di rimandi interni che rende questo film interessante e non del tutto fallimentare, ma i cui indizi sono difficilmente percepibili nella visione. Un problema di cultura, forse.

Marcello Ferrara



Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :