L’epoca georgiana ha molte facce, tutte ugualmente vere: c'è quella dominata da questioni politiche e religiose, da sanguinose guerre e insurrezioni e da da un monarca straniero che non parlava neppure la lingua dei suoi sudditi, ma che era preferibile ad uno autoctono, ma cattolico. C'è quella tutta “sesso, droga e rock’n’roll” immortalata da William Hogarth e Thomas Rowlandson, in cui bellimbusti sovrappeso in tricorno si aggirano per giardini all’italiana per fare incontri galanti e giocare d’azzardo. Ma c'è anche quella di Handel, Jane Austen e Robert Adam, di Josiah Wedgwood and del Grand Tour, dell’arte e della letteratura, della rivoluzione industriale e della nascita del ceto medio. Da qualunque parte la si guardi, è sotto il regno di quattro Giorgio che la Gran Bretagna ha iniziato il suo viaggio verso la grandezza politica ed economica. Come monarchi costituzionali, i primi sovrani di Hanover erano subordinati al Parlamento e allo Stato e lo sapevano benissimo, come dimostra una lettera del 1749 scritta da Frederick, principe di Galles (figlio di Giorgio II) al figlio maggiore, il futuro Giorgio III – lettera in mostra al pubblico per la prima volta. Qui Frederick esorta il figlio, allora undicenne, alla prudenza fiscale piuttosto che all'ostentazione. Consci di avere gli occhi di tutta la nazione puntati addosso, i primi due Giorgio si dedicarono a costruire un'immagine della monarchia cautamente all’interno di questi vincoli finanziari e costituzionali. Non cercarono mai di emulare gli altri sovrani continentali buttandosi in costosi progetti edili, ma si limitarono ad adattare ciò che avevano ereditato con la corona – Saint James Palace, Hampton Court e Kensington Palace, che Giogio IIfece ridecorare dal suo pupillo William Kent. (A proposito del quale il Vitoria and Albert Museum ha montato una deliziosa mostra visibile fino al 13 Luglio).
The Cupola Room, Kensington Palace (c. 1817), R Cattermole. Royal Collection Trust © Her Majesty Queen Elizabeth II 2013
Ma con la diminuzione dell'influenza della corte, l’attenzione degli artisti si sposta su altri soggetti: le feste galanti, le conversaioni e il paesaggio.Ed è in questo periodo che Londra emerge come un soggetto in sé e per sé. Diventata il fulcro della vita culturale britannica e di un impero in continua crescita, la Capitale è il luogo in cui si crea la ricchezza e dove, altrettanto vistosamente, la si consuma come dimostrano le due splendide vedute dipinte con veneziana eleganza da Canaletto che, abbandonata Venezia per l’Inghilterra a causa dell’instabilità politica creata in quegli anni dalla Guerra di successione austriaca (1740–1748) che pone fine al mercato del Grand Tour e ai suoi clienti.
The Thames from Somerset House Terrace towards Westminster (c. 1750), Giovanni Antonio Canal, called Canaletto Royal Collection Trust © Her Majesty Queen Elizabeth II 2013
Inutile dire che la qualità delle opere in mostra (appartenenti alla Royal Collection) non è seconda a nessuno, ma la cosa interessante è leggere sotto ogni quadro il monarca che lo ha acquisito. E se Giorgio I e II prediligevano artisti pomposi e un po’ legnosi come Godfrey Kneller, John Shackleton e lo stesso William Kent, l’occhio di Frederick per la qualità era infallibile. E se il suo gusto per i pittori classici della Scuola romana e bolognese del XVII secolo era abbastanza convenzionale per l'epoca, il giovane Principe aveva anche un’insolita capacità di deviare dalla norma, come quando comprò un dipinto dell’olandese David Teniers, anticipando una moda per la pittura di genere che diventerà tipica di un periodo successivo. Chissà che re sarebbe diventato se non fosse morto anzitempo nel 1751...
Fino al12 Ottobre 2014
The First Georgians: Art and Monarchy 1714–1760
The Queen's Gallery, Buckingham Palace,
London SW1A 1AA