Un bel giorno del 2012, Mario diventa Cyanide, progetto elettronico-dub.
Mario si fa conoscere per dei set ben curati e variegati, inizialmente nel Nord Italia e poi in crescendo.
Mario, come coronamento della carriera, viene intervistato da The Freak.
Come nasce Cyanide? Da quanto tempo porti avanti la tua passione? Quando hai iniziato a pensare di fare musica per lavoro?
Cyanide nasce ufficialmente nel 2012. Il tutto è partito alcuni anni prima dall'home recording: facevo parte di alcune band, registravo e programmavo tracce midi per creare "demo" da far sentire ai gruppi. Col tempo ho affinato le mie competenze, finché non ho deciso di dar vita ad un progetto nuovo. Questa scelta che ho preso c'è da dire che è stata influenzata anche da molti altri fattori, come nuova musica che iniziavo a scoprire.
Prima di Cyanide, c'è stato un progetto di transizione "hypersaw" qualcosa di molto influenzato dalla french-electro che mi aveva impressionato tanto a quel tempo. Con le prime serate sotto quell' alias ho avuto modo di capire cosa effettivamente mi interessasse di quel mondo nuovo in cui mi stavo affacciando e lo sto realizzando tramite Cyanide.
Al momento sembra che chiunque si occupi di creare musica, anche a livello più mainstream, non possa esimersi dallo sperimentare con la musica elettronica: cosa ne pensi di questa evoluzione del genere e in cosa vuoi differenziarti?
Penso che tendenzialmente la nostra visione del presente è condizionata dal fatto che è il momento che viviamo, in cui siamo immersi: oramai è imprescindibile la sperimentazione a livello elettronico.
Il pubblico (in senso più ampio possibile) oramai è educato e sa elaborare le sonorità e gli elementi dell'elettronica. Questo genere di riflessioni mi porta sempre a pensare, ad esempio, a quando si incominciava ad usare i primi distorsori per chitarra elettrica. Qualcosa di assolutamente nuovo rispetto a tutto ciò che si era sentito prima: criticato, apprezzato ma a distanza di pochi decenni è una cosa normale, dall'essere "il male" è passato a dare un tocco "classico" nelle tracce pop. Ma al suo tempo ha creato tanti dibattiti quanti ne crea adesso l'intera questione della musica elettronica. Io sono molto ansioso di sapere quale sarà la next big thing, e cerco di sperimentare più che posso, accumulare esperienza e macinare quanta più musica possibile. Nei miei sogni più sfrenati, mi auguro di gettare io stesso le basi della next big thing, sogno che credo di condividere con la stragrande maggioranza degli artisti.
La volontà di differenziarsi è una bella questione. Non è una cosa che si ricerca (almeno secondo me) in modo consapevole. Piuttosto direi che mi auguro di essere differente, ma io non posso fare altro che affidarmi al mio orecchio e al mio gusto e stare a vedere che succede.
Come ti rapporti alla composizione? E' un flusso continuo oppure il processo vive di interruzioni, pause e ripensamenti?
Fortunatamente è un flusso abbastanza continuo, ma non tutte le idee che metto giù le porto fino allo stadio finale, anzi spesso, prima di iniziare quel progetto che arriverà fino all'ultimo step, metto giù diversi progetti in cui elaboro diversi elementi che mi frullano in testa in quel momento. Altre volte le canzoni vengono fuori di getto e dalla sera alla mattina ho un "hot mix" che non vedo l'ora di mettere fuori, come nel caso della prossima release di gennaio. Spesso ho periodi di stacco, ma più che un vero e proprio bisogno di "staccare" dal fare musica sono solo dei periodi in cui so di non potermi dedicare pienamente alla produzione per questo o quell'impegno. Per quanto riguarda i ripensamenti: ho costantemente ripensamenti, vivo nei ripensamenti, ma questo perché durante la produzione di un brano esploro sempre decine di sfumature diverse, infatti ho progetti a poco dall'essere completi, eppure è da mesi che sono fermi li, perché non riesco a decidermi su alcuni dettagli. Cerco di non forzarmi troppo, piuttosto metto giù qualcosa di nuovo. Ad ogni modo sono brani che eseguo comunque dal vivo, sempre in chiave diversa e spesso è così che trovo ciò che ancora mancava.
Complimenti per l'uscita del nuovo singolo Turn it Up, davvero bello. In particolare il drop/non-drop, se così possiamo definirlo, una soluzione davvero originale. Cosa ha fatto scattare la scintilla per la nascita del pezzo? Qualcosa che volevi già usare o un'estemporanea?
Decisamente una cosa estemporanea, inaspettata, quasi. La scintilla è stata il riff principale della canzone, il resto si è incastrato da se in un paio di giorni. È stato un processo abbastanza spontaneo. Turn It Up è una traccia che ho deciso di pubblicare prima di altre, proprio per come si è sviluppata.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Hai intenzione di fare date per promuovere il tuo progetto, oppure tornerai in studio?
I progetti per il futuro sono veramente tanti. In questo periodo mi sto occupando di molto del materiale che ho accumulato negli ultimi due anni, in cui ho prodotto veramente parecchie tracce, di diversi generi, principalmente dubstep, anche se non sono mancati i momenti di trap e le tipiche tracce difficili da inquadrare in generi specifici.
Con calma e distacco sto discernendo il valido da ciò che posso lasciarmi alle spalle e nel frattempo mi sto concentrando su alcuni progetti nuovi: un EP di tre tracce originali in uscita per Gennaio, un altro EP contenente un brano remixato da alcuni artisti che ho avuto modo di conoscere negli anni che mi sono dedicato al progetto, un paio di collaborazioni con alcuni artisti nostrani per le quali nutro molte aspettative. Inoltre, per alcune di queste produzioni sono già in cantiere per la realizzazione di alcuni videoclip. Tutto questo studio-time va di pari passo con le date. Con i miei collaboratori stiamo preparando il terreno a qualcosa di più impegnativo sotto quel fronte, ma le date non hanno mai rappresentato un freno alla produzione, anzi, solitamente hanno l'effetto di catalizzare il processo creativo.