Cari lettori,
sono certa che l’argomento che stiamo per affrontare vi è noto. Parliamo di cucina. Ma non di “cucina” intesa come 4 mobili componibili Ikea, ma di cucina intesa come l’arte del cucinare, nella fattispecie, l’arte di farlo a casa. Homemade cooking.
Vi siete accorti che il palinsesto televisivo, generalista e non, è praticamente invaso da programmi a sfondo culinario? Se prima campeggiava la Clerici con Bigazzi, i gatti, nonna Pina e le gaffe storiche, adesso ci ritroviamo Benedetta Parodi, Studio Aperto, Master Chef, Alessandro Borghese, Gordon Ramsey, etc.
<<Vai ancora a ristorante e paghi 50 euro per mangiare cose fighe ma assolutamente inutili? Sei uno sfigato.>>
- << Fai la fila per un piatto di carbonara quando te la puoi cucinare a casa tua e risparmi pure? Sei antico.>>
-<<Spendi 75 euro per il ricettario del Cucchiaio D’Argento e per la Guida del Gambero Rosso quando a 18 euro ti compri cotto e mangiato e come fare il figo con lo scalogno (rispettivamente di B.Parodi e Carlo Gracco by Masterchef)? Sei da ricovero.>>
Il mood è quello di chiudersi a casa e provare a diventare un super chef, con la spesa dell’Eurospin e il pelapatate di Mondo Convenienza.
Se siete in grado di organizzare una cena da urlo senza richiedere il Delivery o far saltare in aria la pentola, allora siete in odor di santità per la collettività riunita da voi.
Chi non ha sul proprio smartphone l’applicazione di Giallo Zafferano scagli il primo mestolo.
Tuttavia si esclude che la cucina possa essere un’attitudine speciale che molti di noi praticano spontaneamente. Vuoi la crisi economica, vuoi la tendenza a sperimentare la propria creatività, vuoi la necessità di mantenere un’atmosfera intima per la cena, la cucina fatta a casa soddisfa tutte queste inclinazioni.
Provate a fotografare una situazione “tipo” dentro una cucina. magari più situazioni tipo.
Casa universitaria. Coinquilini intenti a trafficare tra fornelli e stoviglie, a prendere tegami, sbattere uova, mescolare nelle ciotole, controllare la cottura.
C’è aria di spensieratezza, si respira la giusta leggerezza e la voglia di condividere un pasto non impegnativo senza la bramosia di scendere di casa e chiudersi in un locale affollato con un menù fisso.
C’è intesa. Ci sono risate. C’è allegria. C’è un piatto di pasta con verdure o salsa pronta, con pesto e mozzarella. Non serve altro. Solo aprire youtube e magari far partire qualche brano rock o un pezzo che si adatti all’ambiente.
Secondo caso. Il single che torna da lavoro nel suo bel monolocale. Indossa la giacca o il tailleur (in caso di femminuccia), posa la borsa e va ad aprire il frigo per inventarsi un pasto veloce ma prelibato.
Trova dello scalogno, del radicchio, del dado da brodo.
Decide di inventarsi un risotto, di togliersi gli abiti ingombranti e distrarsi in cucina per sopperire alle grane lavorative. Si mette comodo, prende la sua collezione di dischi jazz, fa partire la musica mentre lo scalogno sta soffriggendo in pentola. Apre una buona bottiglia di vino, se ne versa un bicchiere, inizia a muoversi tra il radicchio, il riso, delle noci trovate nella mensola, un po’ di formaggio a scaglie.
Rilassa le tempie, si lascia trasportare dalla musica. La serata sembra chiudersi in modo decente e la cucina ha contribuito a tale resa.
Altro fotogramma. La coppia. Lui e lei dentro un weekend piovoso. Paranoie per il fine settimana e per l’impossibilità di uscire. Cosa fare? Filmetto e pizza? Partita di calcio, birra e paninazzo per lui con grande astio di lei? Grey’s anatomy, crackers integrali e the verde per lei, con grande disperazione di lui?
Ruzzle per entrambi con rischio di autismo di coppia e crisi futura?
Bene, interviene uno dei due (per par condicio ho detto “uno dei due”, ma è sempre la donna che propone: mangiamo qualcosa di buono stasera?) che propone di organizzare una cena carina e senza pretese. Lui è costretto ad andare al mercatino aperto la sera perché i supermercati sono già chiusi; lei decide di consultare le ricette su Internet.
Esce fuori uno spaghetto al grano saraceno con zucchine, zafferano, pomodorini e mazzancolle. Lei felice, lui pure (salvo per il grano saraceno ma il risultato è ottimo). Lei mette un disco di De Gregori o Paolo Conte (che fa sempre molto figo), anche se lui preferirebbe Disperato Erotico Stomp di Dalla, (ma questa è un’altra storia).
La cena è servita e il cooking on made ha funzionato.
Ci sarebbero altri episodi da raccontare per descrivere quanto le nostre abitudini siano cambiate in questo periodo storico. Il fatto stesso che una cosa così naturale ( e cioè cucinare a casa), sia diventata oggetto di dibattito, pone una riflessione.
Si è tornati ai vecchi tempi, agli anni dei nostri genitori in cui non c’era la moda del bistrot ma piuttosto la moda del lento (Baustelle docet)? Si riscoprono abitudini datate per ridare loro vita e sostanza, un po’ come è avvenuto con il vintage e l’uso della bici? Si sta cavalcando un fenomeno dettato dal fatto che ormai abbiamo tutto, che siamo stati quasi ovunque, che andare a mangiare fuori è diventato così ordinario e quindi si necessita di un’inversione di tendenza per ridarsi un tono?
È solo un business innescato da ottimi consulenti di marketing? O è semplicemente un’esigenza di tornare al senso materiale delle cose? Utilizzare i nostri sensi a tutto tondo: l’olfatto, il gusto, il tatto, la vista, l’orecchio?
Non credo sia possibile applicare una risposta risoluta a tutti questi interrogativi. Vero è che intorno al concetto di cucina fai da te si è creato un “rumor” che ha coinvolto generazioni a livello trasversale.
Tuttavia mi sento di abbracciare l’ultima tesi e cioè che in cucina ogni senso umano è stimolato e portato a livelli di consapevolezza molto elevati. Con buon placet dei nostri commensali!
La scopo della Freak’s Note di questa settimana è quella di regalarvi la musica adatta al momento culinario che si sta vivendo o che verrà consumato nelle occasioni che vi riguardano.
I ragazzi di the freak hanno scelto la musica che funge da ispirazione durante i gesti della cucina, nei loro ambienti, nonché la musica che gradiscono mentre si trovano in quel luogo della casa, mentre osservano i loro amici, le loro madri, i loro compagni impegnati a cucinare.
Sono piccoli scorci che si accostano ai fotogrammi sopra citati, che ne fanno da colonna sonora e da sfondo a tutto quello che ruota e si compone mentre ci si dedica al cooking selfmade.
Non vi resta che mettervi in ascolto e fare buon uso di questa chart. Sono certa che vi sarà utile a tempo debito.
Buon ascolto e buona cucina a todos!
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