Al di là della struggente nostalgia per un cinema horror più dignitoso, intelligente e classico, quello che fa davvero incazzare (e io non uso mai parolacce…) di questo The Gallows non è l’assunto al limite dell’idiota, ma la messa in scena scelta per rappresentare queste infinite passeggiate per corridoi deserti, condite da qualche omicidio inutile. Sto ovviamente parlando del famigerato “found footage” metodo espressivo modaiolo ed economico (maledetto Paranormal activity! La peste a te e tutti i tuoi sequel!) che ormai da troppo tempo si è appollaiato sul nostro scroto appesantendolo ogni umana sopportazione. Quello che disturba qui, oltre ogni misura, è l’assenza di un senso: come sia possibile infatti che qualcuno ritenga credibile che qualsiasi cosa accada, ci sia sempre uno dei protagonisti pronto a registrare tutto con la telecamera di turno, resta un mistero insondabile e profondamente sciocco. L’ennesima presa in giro di un genere che scivolando verso il basso, ha impoverito se stesso e le vite di tutti noi, reiterando all’infinito la tendenza odierna, derivata dai social media, a condividere ogni cosa (anche la più insignificante) in qualsiasi momento e a qualsiasi costo. Forse allora, i veri colpevoli siamo proprio noi.
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