The good, the bad, the weird – Kim Jee-woon

Creato il 05 settembre 2011 da Aubromio

   Il titolo del 2008 Jee-won si ispira esplicitamente al colossal di Sergio Leone “Il buono, il brutto e il cattivo”, celeberrimo western italiano del 1966. Dopo essere sbarcato nei mercati home video degli USA, il western koreano non è arrivato in Italia; dobbiamo accontentarci quindi della sola versione sottotitolata, rigorosamente col parlato in originale.
   Il regista koreano incentra la narrazione sulle vicende di tre personaggi, sostituendo “il brutto” con “lo strano”, vera anima della pellicola.     Nella Manchuria del 1930 la situazione è disastrosa: il territorio è occupato dalle truppe giapponesi, e la legge del più forte è l'unica a prevalere. Dopo l'incipit iniziale della presentazione dei tre protagonisti, identica al film originale, lo strano (Song Kang-ho) rapina un treno, ed in mano ad un ufficiale, ritrova la mappa di un tesoro, di cui il cattivo (Byung-hun Lee), un killer dandy, è alla ricerca. Un cacciatore di taglie, il buono (Do-Won), mira alla testa dello strano e del cattivo. L'azione frenetica porterà i tre banditi ad incontrare l'esercito giapponese e la criminalità organizzata, e li vedrà infine rivali in uno scontro finale per decidere le loro sorti.
   Interpretare questo film significa capire il senso di che cosa è un remake: non può certo trattarsi di rigirare un film dopo molti anni, con la nuova tecnologia; sarebbe un restauro. E' alquanto sciocco scegliere il migliore tra un film che non si può non avere visto, l'immortale pellicola di Leone, e un film ad esso inspirato, fortemente consigliato.
   Questo remake poco convenzionale fa spiccare una mano registica personale, dai colori vivaci e dai primi piani efficaci, rivitalizzando un genere, nato e ormai defunto, in un altro continente.
   I tre personaggi su cui è basato il film son ben caratterizzati: lo strano, motore del film, sopperisce alle sue distrazioni con una fortuna propizia, generando i momenti più comici del film (indimenticabile la scena della nonna); il cattivo, è quasi una parodia di un eroe tragico-grottesco, ossessionato dal bello, tentato dalla ricchezza e dalle gloria; il buono invece rimane più anonimo seppur fondamentale. Non è più “il biondo” Clint Eastwood!
   L'azione è portata alle stelle e sembra di vivere in un manga, grazie soprattutto alle arti marziali che affiancano i proiettili. Il film ha, ovviamente, perso quel senso epico del predecessore, scandito dalle massime dei protagonisti negli intermezzi tra una pallottola e la successiva; sono più rare e di ispirazione molto differente. Non siamo più nella giungla di Leone: sono gli ideali orientaleggianti a garantire la sopravvivenza, nella Manchuria degli anni trenta; tutti elementi che portano, nel finale, ad emozionanti colpi di scena.      Oltre a far trascorrere due ore piacevolmente, il film di Jee-won, dovrebbe essere di esempio a qualunque regista volesse cimentarsi in un remake, tanti in tempi odierni: più che al risultato del koreano si dovrebbe guardare alle scadenti “copie numero due” di molti colossal del passato, e apprezzare di conseguenza “The good, the bad, the weird”.  
 

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