The Grandmaster
Creato il 23 settembre 2013 da Veripaccheri
The Grandmaster
di Wong Kar-wai
con Toni Leung, Zhang
Ziyi
Cina, Hong Kong
Genere, biografico, drammatico
Durata, 130'
Il
ritorno al cinema di Wong Kar-wai è sempre un evento. Salutato come
uno dei numi tutelari della settima arte all'indomani de "In The Mood
For Love" cinemelò considerato dagli esperti come una delle opere più
belle
mai apparse sugli schermi, Wong si è trovato da quel momento in poi a
fare i conti con una fama che ne ha in parte condizionato l'ispirazione,
imbrigliandolo in una serie di scelte lavorative a dir poco complicate
tanto sul piano estetico ("2046" seguito irrisolto di "In the mood") che
su quello produttivo, che lo hanno
visto approdare addirittura in America con la direzione di "Un bacio
romantico" (2007) passato alla storia più per l'esordio d'attrice della
cantante Norah Jones che per la riuscita artistica. Si
capisce quindi l'attesa per un film come "The Grandmaster" sul quale
pesavano le aspettative dei molti cinefili, ansiosi di verificare le
condizioni di "salute" del regista. Progetto a lungo pensato "The
Grandmaster" giunge sugli schermi dopo quasi due anni di riprese e tre
anni complessivi di lavorazione tormentata da dubbi e continui cambi di
direzione conclusi con una sensibile riduzione del minutaggio originale
(130' invece che le 4 ore
del primo montaggio).
"The
Grandmaster" è la biografia romanzata di Yip Man, (il bravissimo Toni
Leung) noto maestro di arti marziali diventato famoso anche in occidente
per essere stato il maestro di Bruce Lee. Nel raccontare i passaggi
salienti della sua esistenza Wong ci porta nella Cina degli anni 30
quando Yip viene scelto per succedere a Gong Yutian, il venerabile maestro che aveva unito le scuole di nord e sud della Cina. Una successione contrastata da Gong Er, (la Zhang
Ziyi di "Memorie di una Geisha"), la figlia di Yutian che però dopo un
mirabile duello finisce per innamorarsi di Yip dando il via ad uno di
quegli amori impossibili (Yip è felicemente sposato e padre di tre
figli) che costituiscono uno dei temi forti di tutto il cinema del
regista di Hong Kong. Una consapevolezza che porterà i due protagonisti
ad attraversare separatamente la storia del proprio paese nel frattempo
impegnato a confrontarsi con gli eventi della Storia:dall'invasione del
nemico giapponese destinato a conquistare la parte nord della Cina, alla
seconda guerra mondiale, fino alla grande rivoluzione maoista
che avrebbe cambiato per sempre il volto della nazione.
A
scanso di equivoci va detto fin da subito che "The Grandmaster" non è
un film di Kung- Fu perchè Wong Kar-wai pur mettendo in scena le
vite di coloro che ne furono grandi interpreti, e quindi contaminando
il suo cinema con inserti dedicati all'esibizione di quella tecnica
attraverso spettacolari combattimenti mantiene
intatto il suo interesse per le cose dell'animo umano. Ed è proprio
l'aspetto emotivo a farla da padrone, da una parte riversandosi sulla
relazione mancata tra Yip e Gong Er e su un desiderio che si trasforma
in ammirazione e rimpianto, dall'altro incarnardosi nella nostalgia
malinconica del regista per un epoca di uomini e di valori leggendari, e
per questo irripetibili. Quello che ne viene fuori è un film di
atmosfere rarefatte e sospese, in cui la maestria del regista emerge come
al solito nella capacità di attribuire al divenire del tempo i
significati
di un intimità altrimenti inesprimibile. Da qui il procedere per elissi
e l'ampio uso di rallenti
che uniti ad una fotografia dominata dal buio e dall'oscurità riescono a rendere visibili i recessi più nascosti dell'animo
umano. Una maestria
che però non salva Wong Kar wai dall'empasse artistico delle ultime
opere che qui emerge dalla difficoltà di armonizzare la forma del
suo cinema con i contenuti della storia di Yip Man,
frammentata in una serie di momenti che faticano a stare insieme.
Lacunoso in molti passaggi (forse per effetto del montaggio che ha
tagliato scene di raccordo) fin troppo estetizzante nel modo di mettere
in relazione i personaggi all'ambiente, "The Grandmaster" a fronte dei
suoi molti sforzi non riesce però a raggiungere il pathos necessario a
spezzare il cuore. E' inevitabile restare delusi così come continuare a
rimpiangere il regista che fu.
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