The Grandmaster, la grazia e la danza del kung fu

Creato il 13 giugno 2014 da Nicola933

The Grandmaster
Genere: wuxia/storico/drammatico
Regia: Wong Kar Wai
Cast: Tony Leung, Zhang Ziyi, Qingxiang Wang, Elvis Tsui, Hye-Kyo Song, Chang Chen, Zhang Jin, Cung Le
131 minuti

2013

Dopo anni di gestazione e l’annuncio che ha fatto salire l’acquolina in bocca ai cinefili di tutto il mondo e agli appassionati di arti marziali, il 2013 ha visto finalmente l’uscita di The Grandmaster. La storia di Yip Man, raccontata negli ultimi anni in altri quattro film, è infine affrontata anche dal maestro cinese Wong Kar Wai.
Il regista di
In the mood for love, 2046 e Hong Kong Express, ritorna al genere wuxia dopo quasi vent’anni (Ashes of Time, 1994) e se già allora aveva dato prova di distinguersi nonostante si approcciasse ad un genere cinematografico così riconosciuto, anche con quest’ultima fatica, Wong Kar Wai fa la differenza.

The Grandmaster non è solo un film sulle arti marziali e non è nemmeno un film che racconta esclusivamente la storia di Yip Man. La narrazione abbraccia il famoso ventennio compreso tra gli anni ’30 e gli anni ’50 di storia cinese e in questo lasso di tempo esalta lo spirito del kung fu. Guardando The Grandmaster, ritorna alla memoria la sensazione di malinconia che si prova davanti alla visione di C’era una volta il west di Sergio Leone. Se nel western italoamericano veniva mostrato il tramonto di un epoca di eroi muniti di pistola, cappello e cavallo che subivano il progresso della tecnologia e l’arrivo di una nuova epoca, in The Grandmaster è lo spirito stesso del kung fu che rischia di tramontare. Però si tratta solo di un potenziale pericolo ribadito più volte dagli stessi personaggi. Infatti, la battaglia che combatte Yip Man non è solo contro gli altri maestri di arti marziali, i nemici della Cina o delle giovani leve prepotenti e facinorosi, ma proprio di questi ultimi ne combatte l’atteggiamento arrogante e violento che potrebbe trasformare un’arte nobile in un semplice mezzo per fare rissa.
L’atteggiamento di Wong Kar Wai nei confronti del kung fu è di conseguenza rispettoso e ammirato. Il suo stile di regia riesce a trasformare i combattimenti in una lotta per la vita, o un’esplosione di rabbia, talvolta in una danza di seduzione, in altri momenti una semplice dimostrazione di quello che è effettivamente uno stile di combattimento. Gli scontri di The Grandmaster non sono come le spettacolari coreografie dei film di Zhang Yimou, dove per restituire l’autenticità dei combattimenti le riprese sono lunghe e con inquadrature più larghe proprio per mostrare tutto. La macchina da presa di Wong Kar Wai sta addosso ai corpi, ne coglie i dettagli, i movimenti, il respiro dei combattenti e restituisce con forza rinnovata l’autenticità della lotta.
Il regista mescola poi l’epicità della storia con il melodramma, tipico dei suoi film, che vede come protagonisti Yip Man (
Tony Leung) e Gong Er (Zhang Ziyi), figlia del Maestro di arti marziali precedente a Yip Man.

The Grandmaster si erge a nuovo capolavoro della cinematografia di Wong Kar Wai e in parte riesce a raggiungere quest’obiettivo. Infatti l’operazione non riesce completamente perché il film mostra troppo il fianco sulla struttura narrativa. Probabilmente a causa della lunghissima lavorazione, prassi quantomai usuale nelle produzioni del regista, e i problemi legati al personaggio con i numerosi altri film che già ne raccontavano le gesta, la narrazione è appesantita da lunghi flashback che fanno perdere le coordinate temporali allo spettatore. Se con altri gli film questo stile di narrazione funzionava perché si agiva su un piano altro rispetto alla storia vera e propria, in The Grandmaster è impossibile prescindere dalla cronologia della Storia cinese.

Ma a parte questo, il film di Wong Kar Wai lascia lo spettatore in uno stato di estasi grazie alla proverbiale delicatezza della messa in scena. Inoltre, le prove degli attori sono davvero eccezionali: Tony Leung conferma di essere uno dei migliori attori cinesi e restituisce in maniera personale e decisamente convincente il personaggio del Maestro di arti marziali di Bruce Lee. Zhang Ziyi allo stesso modo conferma lo spessore delle sue performance. Seguono tutti gli altri attori che diretti da Wong trasmettono sempre forti emozioni.
Non ultime le musiche epiche che accompagnano la pellicola con una piccola nota di grande piacere per lo Stabat Mater di Stefano Lentini (che fa da colonna sonora a una delle scene più belle). Infine, la fotografia e i costumi accentuano ulteriormente lo stile del regista e il rispetto nei confronti di un’epoca d’oro della Storia cinese.

Se applicassimo la legge del kung fu secondo Yip man per il quale il kung fu significa due parole, orizzontale e verticale, se vai giù perdi, se stai in piedi vinci, The Grandmaster nonostante i colpi che accusa rimane decisamente in piedi ed è un film vincente.


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