The Grandmaster
Genere: wuxia/storico/drammatico
Regia: Wong Kar Wai
Cast: Tony Leung, Zhang Ziyi, Qingxiang Wang, Elvis Tsui, Hye-Kyo Song, Chang Chen, Zhang Jin, Cung Le
131 minuti
2013
Dopo anni di gestazione e l’annuncio che ha fatto salire l’acquolina in bocca ai cinefili di tutto il mondo e agli appassionati di arti marziali, il 2013 ha visto finalmente l’uscita di The Grandmaster. La storia di Yip Man, raccontata negli ultimi anni in altri quattro film, è infine affrontata anche dal maestro cinese Wong Kar Wai.
Il regista di In the mood for love, 2046 e Hong Kong Express, ritorna al genere wuxia dopo quasi vent’anni (Ashes of Time, 1994) e se già allora aveva dato prova di distinguersi nonostante si approcciasse ad un genere cinematografico così riconosciuto, anche con quest’ultima fatica, Wong Kar Wai fa la differenza.
L’atteggiamento di Wong Kar Wai nei confronti del kung fu è di conseguenza rispettoso e ammirato. Il suo stile di regia riesce a trasformare i combattimenti in una lotta per la vita, o un’esplosione di rabbia, talvolta in una danza di seduzione, in altri momenti una semplice dimostrazione di quello che è effettivamente uno stile di combattimento. Gli scontri di The Grandmaster non sono come le spettacolari coreografi
Il regista mescola poi l’epicità della storia con il melodramma, tipico dei suoi film, che vede come protagonisti Yip Man (Tony Leung) e Gong Er (Zhang Ziyi), figlia del Maestro di arti marziali precedente a Yip Man.
The Grandmaster si erge a nuovo capolavoro della cinematografia di Wong Kar Wai e in parte riesce a raggiungere quest’obiettivo. Infatti l’operazione non riesce completamente perché il film mostra troppo il fianco sulla struttura narrativa. Probabilmente a causa della lunghissima lavorazione, prassi quantomai usuale nelle produzioni del regista, e i problemi legati al personaggio con i numerosi altri film che già ne raccontavano le gesta, la narrazione è appesantita da lunghi flashback che fanno perdere le coordinate temporali allo spettatore. Se con altri gli film questo stile di narrazione funzionava perché si agiva su un piano altro rispetto alla storia vera e propria, in The Grandmaster è impossibile prescindere dalla cronologia della Storia cinese.
Non ultime le musiche epiche che accompagnano la pellicola con una piccola nota di grande piacere per lo Stabat Mater di Stefano Lentini (che fa da colonna sonora a una delle scene più belle). Infine, la fotografia e i costumi accentuano ulteriormente lo stile del regista e il rispetto nei confronti di un’epoca d’oro della Storia cinese.
Se applicassimo la legge del kung fu secondo Yip man per il quale il kung fu significa due parole, orizzontale e verticale, se vai giù perdi, se stai in piedi vinci, The Grandmaster nonostante i colpi che accusa rimane decisamente in piedi ed è un film vincente.