“The Graveyard Book” di Neil Gaiman e P. Craig Russell, Nicola Pesce Editore

Da Ilgiornaledeigiovanilettori

Il piccolo Nobody, cresciuto da spettri e creature della notte fra una giungla di lapidi, in un antico cimitero in collina, sarà in grado di imparare a difendersi dalle minacce dei vivi, ben più pericolose di quelle dei morti?

Lucca Comics è passato, Halloween è passato, Ognissanti è passato, il Giorno dei Morti pure e io mi sono attardata un po’ troppo nel lato oscuro… perdendo il momento ideale per recensire The Graveyard Book di P. Craig Russell, pubblicato da Nicola Pesce Editore, adattamento a fumetti di Il figlio del cimitero di Neil Gaiman. Ma siccome ci tengo molto, prima di girare pagina e inaugurare il nuovo tema mensile su GiGi, ve lo propongo ugualmente!

Di Neil Gaiman, autore del romanzo da cui è tratto il fumetto, vi ho già parlato nell’articolo scorso. Il libro, pubblicato da Mondadori come Il figlio del cimitero – titolo appropriato, ma che fa completamente perdere di vista il riferimento a Il libro della giungla di Kipling, che pervade l’intera opera -, gode di una suggestiva copertina ma nessuna figura. Che cosa aspettano gli editori italiani a stampare l’edizione illustrata da Chris Riddell (per saperne di più sul connubio perfetto fra scrittore e illustratore… leggete sempre il post precedente, dedicato a La Regina nel bosco)?

Gli amanti del linguaggio visivo e del fumetto possono invece godere fin da subito dell’interessante adattamento scritto e illustrato dal fumettista P. Craig Russell, insieme ad un manipolo di altri validi disegnatori. Raccolta per la prima volta in un unico volume proprio per i lettori italiani, la serie The Graveyard Book ricalca piuttosto fedelmente la struttura e le vicende del romanzo, arricchendole del ritmo e dell’immediatezza tipiche dell’arte sequenziale.

The Graveyard Book, dal romanzo di Neil Gaiman, adattamento di P. Craig Russell, traduzione di Nicola Pesce e Andrea Plazzi, Nicola Pesce Editore, 29€

La storia prende l’avvio con la provvidenziale scappatella nel cuore della notte di un bambino, che in questo modo sopravvive al brutale omicidio di tutta la sua famiglia da parte di un misterioso sicario. Giunto per caso ai cancelli del cimitero della sua cittadina, il piccolo viene accolto da una coppia di fantasmi di mezza età, che intuiscono la minaccia che incombe su di lui, e ribattezzato Nobody, Nessuno.

Unico vivente in un luogo popolato di defunti e di non-defunti, il piccolo Bod intraprende un percorso di crescita e formazione assai singolare, apprendendo la storia antica da testimoni diretti dei bei tempi andati, le lettere dalle iscrizioni funerarie in latino e le arti (come sparire, come spaventare a morte, come invocare l’aiuto di esseri mostruosi) da precettori vittoriani e da un padrino e una madrina non del tutto umani e dagli sconcertanti poteri, lo sfuggente Silas e la pedante Miss Lupesco, rispettivamente vampiro e lupo mannaro (anche se Gaiman preferisce suggerirne la natura, piuttosto che svelarla completamente).

Le insidie che covano nel cimitero sono molteplici e inevitabili, e naturalmente Bod non potrà che sperimentarle in prima persona: il varco dei Ghoul introduce in un mondo ultraterreno, popolato da creature fameliche e scriteriate, pronte a fare di Bod la loro preda o il loro adepto; nel sacrario più antico della collina giace lo Sleer, evanescente entità primordiale, guardiano di antichi tesori; in terra sconsacrata è sepolta la strega adolescente Liza Hempstock, il cui ricordo è stato sepolto dai secoli…

Ma assai peggiori sono i pericoli che vengono dal mondo fuori del cimitero, dal quale il ragazzino è inesorabilmente e naturalmente attratto: assassini spietati che tramano per completare una missione fallita molti anni prima, uomini avidi e corrotti, pronti a imprigionare Bod per i loro interessi, e persino gang di ragazzini prepotenti e violenti, che rendono le sporadiche incursioni in città del “figlio del cimitero” rischiose e al tempo stesso eccitanti.

Le tante situazioni immaginifiche, punteggiate di dettagli macabri e ironici, e le tappe affettive previste da Neil Gaiman, che segue il suo giovane protagonista dall’infanzia all’adolescenza, circondandolo di nemesi implacabili e compagni umanissimi nella loro “disumanità”, costruiscono un racconto dai contorni sì horror, ma anche un’esemplare storia di crescita e emancipazione, che affascinerà i lettori e le lettrici da 12 anni in su.

P. Craig Russell, veterano del mondo dei comics americani e già disegnatore della serie Sandman e della trasposizione a fumetti del celebre romanzo per ragazzi Coraline (sempre pubblicata in Italia da Nicola Pesce Editore), nel suo adattamento non sacrifica nessun elemento, lasciando anche ampio spazio alla prosa elegante e evocativa dello scrittore inglese, tradotta in molteplici didascalie.

Mentre l’atmosfera notturna permea l’intero volume, attraverso una coloritura nei toni prevalenti del blu e del viola, la rotazione dei disegnatori sottolinea la scansione in episodi e la variazione di tono delle diverse parti. L’inizio, agghiacciante e concitato (occhio alla seconda tavola, se siete dei giovani lettori sensibili), è magistralmente tradotto in immagini pulite e taglienti da Kevin Nowlan. Bellissime le sue tavole dagli equilibri geometrici, fra linee, forme e colori.

Il visionario e grottesco I segugi di Dio è caratterizzato dalla compresenza di due artisti dallo stile completamente differente, così come opposti sono il mondo reale e quello dei Ghoul: Tony Harris carica di ombre nere e contorni decisi il primo, mentre Scott Hampton (che firma anche l’ultimo, intenso capitolo del libro), tratteggia le atmosfere aliene del deserto e della città di Ghülheim in immagini oniriche, dagli orli più sfumati . Il segno morbido e allegro di Jill Thompson si sposa con le atmosfere sognanti e poetiche di Danse Macabre, mentre il tratto più cartoonesco di David Lafuente ben si adatta a I giorni di scuola di Nobody Owens, animata sequenza di eventi per la maggior parte ambientati nel mondo dei vivi, fra le pareti di un istituto scolastico. All’interno di una griglia di vignette piuttosto tradizionale, l’artista riesce a inserire sequenze di inquadrature movimentate e scene ipercinetiche.

Qualcuno potrebbe dire che l’insieme delle immagini che illustrano The Graveyard Book è discontinuo e disomogeneo, ma a differenza dei graphic novel, il fumetto seriale ha sempre visto avvicendarsi matite diverse: invece di coglierlo come difetto, meglio considerare che per i lettori più giovani si tratti di un bel allenamento a cogliere caratteristiche e differenze, allenando il proprio occhio e affinando il gusto personale.

Gli incanti e le suggestioni di questo potente racconto faranno il resto.