Durata: 99'
La trama (con parole mie): i Peterson, che hanno perso il figlio maggiore Caleb, caduto sotto le armi, e sono rimasti legati con il loro traballante rapporto agli altri due eredi, Anna e Luke, vengono rintracciati da David, ex commilitone ed amico dello stesso Caleb che si presenta appena congedato alla loro porta perchè legato alla promessa di prendersi cura della famiglia fatta al compagno poco prima della fine.
Entusiasti di poter in qualche modo rivivere il rapporto con il primogenito, i Peterson si trovano a trattare David come se fosse un'incarnazione di quest'ultimo, senza accorgersi delle sfumature oscure che l'espressione del loro ospite pare trattenere a stento.
David, giorno dopo giorno, finisce per prendere sempre più sul serio la sua missione di protezione dei Peterson, colpendo in tutti i sensi chiunque minacci la loro tranquillità: quando Anna, turbata dagli strani atteggiamenti dell'ex soldato e dagli avvenimenti che cominciano a verificarsi attorno a lei, contatta la base che dovrebbe averlo congedato, la verità viene a galla, mettendo a rischio l'incolumità delle persone che l'inatteso ospite aveva giurato di proteggere.
Il cammino di Adam Wingard e del Saloon si è incrociato senza troppo entusiasmo qualche mese fa, all'uscita in sala di You're next, slasher di ispirazione decisamente retrò che, con tutti i suoi limiti, finì per intrattenermi molto più di quanto avessi previsto alla vigilia: ma neppure nei sogni più sfrenati avrei potuto immaginare che questo ancora semisconosciuto regista sarebbe riuscito a confezionare uno degli instant cult più divertenti, spassosi, vintage e ben realizzati della mia storia recente di spettatore, raccogliendo il testimone di bombette del calibro di Rubber, John dies at the end o Bellflower.
The Guest, giunto su questo bancone dopo essere stato acclamato da una parte e dall'altra della blogosfera, aveva il compito spesso ingrato di mantenere le promesse di aspettative piuttosto alte legate proprio alle recensioni positive, le stesse che, di norma, finiscono per affossare anche i titoli apparentemente più agguerriti: eppure, mescolando abilmente la rarefazione e le esplosioni di violenza di Drive - aiutandosi con un protagonista che pare un richiamo neppure troppo velato a Ryan Gosling - con la sguaiatezza, l'escalation di violenza ed eccessi ed una colonna sonora tipicamente eighties, tutto pare trovare il suo posto nella prima, grande sorpresa dell'anno, un titolo giunto a sorpresa come il suo protagonista che s'insinua nelle nostre vite di spettatori donando alle stesse prima il calore della familiarità, dunque il brivido dell'adrenalina e per chiudere in bellezza un vero e proprio circo - splendida la parte conclusiva ambientata all'interno dello scenario progettato per la festa di Halloween - di azione, tensione e morti ammazzati come se piovesse, in barba a qualsiasi promessa precedentemente fatta.
Il tutto senza contare un epilogo degno dell'originale ed indimenticabile The Hitcher, pellicola che, con ogni probabilità, Wingard conosce a menadito, una strizzata d'occhio alla critica riservata all'approccio a volte estremo delle istituzioni militari anche rispetto ai propri uomini ed un protagonista tanto distaccato quanto in grado di rendere le sfumature più inquietanti del charachter che porta sullo schermo.
In un certo senso, come è stato già giustamente sottolineato da Bradipo, uno degli aspetti più interessanti - ed inquietanti - di questo film è costituito dall'empatia che finisce per crearsi con David, dal suo rapporto con Luke alle manifestazioni estreme della volontà di garantire il meglio per tutti i membri della famiglia Peterson, quasi fosse una versione dopata e fuori controllo del loro stesso primogenito: eppure non è solo questo, il fascino di The Guest.
Esistono film in grado di mostrare il lato oscuro, o sedurre attraverso lo stesso, ed altri, al contrario, capaci di illuminare: il bello del lavoro di Wingard risiede proprio nell'abile mix di entrambi gli ingredienti, unire il fascino di un antieroe d'eccezione a quello di una cornice colorata e quasi giocosa, scandita da un ritmo ipnotico - e di nuovo torniamo alla soundtrack da urlo - e sfogata attraverso una violenza quasi grottesca, nella sua improvvisa espressione.
The Guest è una complessa storia costruita sui litigi e ad un tempo la più goduriosa delle scopate, i mezzi toni della quotidianità e le pennellate accecanti delle grandi cotte: è tutto e niente, un gioco senza pretese che riesce, più o meno volontariamente, a rubare la scena come fosse la più attesa, navigata ed annunciata delle proposte di successo.
Senza dubbio, come tutte le comete, rischia non soltanto di spegnersi alla lunga o a fronte di una reiterata visione - anche se potrei scommettere su una manciata di sequenze in grado di lasciare a bocca aperta anche tra una decina d'anni almeno -, ma di bruciare troppo in fretta, quasi avesse il tempo contato, e non potesse fermarsi nelle case di chi la ospita più di qualche giorno.
Ma anche questo è il gioco.
E, lasciatevelo dire, vale la candela.
Che duri un istante o una vita.
MrFord
"When I looked into your eyes
stranger
the thought to talk
they walk the talk
so lets just go from place to place
and as long as we don't talk from face to face."
Clan of Xymox - "Stranger" -