Ci sono film nati per diventare dei cult della rete.
E il tam tam seguito all'uscita dei sottotitoli di questo The Guest, presentato lo scorso anno al Sundance, ne è l'esempio.
Portatore sano di trash, ha tutte le carte in regola per prendere lo spettatore, e il blogger medio, scaraventarlo in un universo altro, molto cool, molto americano, infarcito di citazioni, di momenti che mescolano l'assurdo al magnifico in modo da rendere questo universo un universo, come dire, di culto.
Tutto merito di un protagonista con i controfiocchi, dallo sguardo magnetico, dal fascino indiscutibile, e dai modi misteriosi ma anche sapienti, che sanno trattare e attrarre sia il gentil sesso, che maschi alla deriva.
Almeno nella prima parte del film, poi, e evito troppi spoiler, quell'universo si ribalta con una sola telefonata allarmante, e quanto costruito viene letteralmente fatto esplodere portando la goduria ancora più in là.
Ma andiamo con ordine.
La famiglia Peterson fatica a superare il lutto di Caleb, soldato caduto in missione in Iraq. O meglio, la madre Laura fatica a superarlo visto che gli altri componenti della famiglia sono più presi dai problemi a lavoro (il padre), dai problemi con i bulli della scuola (il fratello Luke) o dai problemi con il proprio ragazzo (la sorella Anna).
La visita di David, compagno d'armi di Caleb, arriva al momento giusto, portando almeno alla suddetta madre un po' di respiro. Come tutti i film horror da trent'anni a questa parte c'hanno insegnato a fare, Laura invita l'ospite comparso dal nulla a fermarsi per la notte, anzi, anche per un paio di giorni, in modo da sistemarsi e capire cosa voler fare ora che è tornato in patria.
David non si farà certo pregare, e con l'alone di mistero che lo circonda finisce per affascinare la giovane Anna, per aiutare a difendersi e vendicarsi Luke fino a fare fin troppo, portando il suo aiuto nella sfera dell'illegale.
Da qui in poi, sarà una festa del trash, che non è certo mancato in momenti che superano questo limite diventando dei cult, tra una rissa e l'altra, tra un proiettile all'altro.
E qui sta tutto il merito di un film come The Guest, sconfinare tra i generi, partendo come un B-movie di altri tempi creandone uno proprio, creando un alone di fighezza unica attorno al suo protagonista oltre che al film stesso.
David è l'uomo che tutti vorremmo essere o anche solo farci, almeno inizialmente, proprio come il Dan Stevens che lo interpreta, capace di svestire i panni noiosi di inizio secolo portati in Downton Abbey, dimagrendo, mettendo su muscoli e una barba che non guasta mai per diventare un figo (sì, l'ho detto) irriconoscibile (per dire, ho dovuto controllare due volte Wikipedia, seguito da Google immagini, per accertarmene).
Ad aumentare ancor più l'allure di The Guest è una colonna sonora fatta di pezzi altrettanto cool che si sposano benissimo con le immagini, scelte appositamente dalla bella Anna (Maika Monroe è da tenere d'occhio) nella sua playlist per David uscita direttamente dagli anni '80 e dall'elettronica più raffinata.
Il finale, folle, allucinante, è l'asso nella manica che decreta senza ulteriori dubbi il film come caso culto dell'anno, e per questo, assolutamente da vedere.
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