The Hallow (di Corin Hardy, 2015)

Creato il 14 dicembre 2015 da Frank_romantico @Combinazione_C

Se c'è una cosa bella quando ti capita di vedere un film horror che ti convince a pieno, senza se e senza ma, è proprio lo stupore. Quella meraviglia che provano i bambini e che noi adulti siamo costretti a sperimentare "di riflesso", quasi stessimo osservando qualcosa di stupefacente con la coda dell'occhio.

Ecco, io mi sono sentito un po' bambino guardando, l'altra sera, The Hallow, film dell'esordiente Corin Hardy.

Il presupposto di bellezza di The Hallow è l'ambientazione, secondo me. Ogni horror che si rispetti, deve avere un'ambientazione coi contro coglioni. Lo reputo imprescindibile, una cosa da anteporre persino al soggetto. L'ambientazione, in questo caso, c'è ed è l'Irlanda. Va da se, quindi, che in Irlanda ci sono i boschi e nei boschi c'è tutto quel bagaglio mitologico che un paese ai margini (geografici) dell'europa si porta appresso, con il suo folklore e la sua storia antichissima, i suoi miti, le leggende e i suoi scrittori.

Proprio su questo, in fondo, The Hallow si basa. Ma senza fare minestroni assurdi, senza esagerare mai col condimento, dosando gli ingredienti e servendo il piatto con grande coerenza, quella di una fiaba oscura e meravigliosa, che la meraviglia non è né positiva né negativa ma un'emozione che nasce quando ci si trova a tu per tu con lo straordinario. E di eventi fuori dall'ordinario ne accadono molti nel film, tutti gestiti con coerenza.

Adam Hitchens, consorte e figlioletto si trasferiscono da Londra in un paesino Irlandese. Adam è uno studioso (agrario?) che, per lavoro, è costretto continuamente a inoltrarsi nei boschi a ridosso del mulino in cui vive, boschi che avranno vita breve proprio grazie a lui e alla multinazionale per cui lavora. Per questo, all'improvviso, la famiglia Hitchens si troverà a scontrarsi con forze che non pensava neanche potessero esistere. Ad esempio gli hallow.

C'è una cosa che di The Hallow mi ha stupito da subito: il tentativo di comprovare quanto il mito e la scienza, per certi versi, collimino. In fondo il primo racconta la natura come fosse una storiella per bambini, la seconda tenta di spiegarla. Esempio: in natura esiste il fungo Ophiocordyceps unilateralis, ovvero un parassite che infetta le formiche con le sue spore per poi prendere il controllo del loro semplice cervello, trasformandole in "zombie" mostruosi. Da un punto di vista scientifico, insomma, è stato provato che quanto il mito racconta da sempre non è semplice fantasia: nel bosco si può perdere tutto, persino se stessi.

Ovviamente è un'esagerazione, un'iperbole, ma serve allo scopo, serve a gestire un film ambientato per gran parte nei boschi irlandesi, e sapete tutti cosa si dice dei boschi...

Nel bosco vivono gli hallow. Ora, io non so esattamente cosa siano, ne ho sentito parlare per la prima volta in questo film e non sono neanche sicuro si tratti di una creatura mitologica. So soltanto che hallow in lingua arcaica significa 'santo' e che nel film l'hallow è una creatura che vive nei boschi e viene confusa/identificata con il Changeling, sorta di gnomo deforme che rapisce i bambini, una sorta di orco, un personaggio fiabesco. In effetti Hardy gestisce il suo film proprio come fosse una fiaba, prende dei personaggi normali e li inserisce in un contesto estraneo, poi li mette alla prova, fa loro affrontare prove terribili e personaggi fantastici, infine ribalta la loro situazione iniziale e conclude il tutto con un assunto morale, in questo caso una riflessione sull'ambiente e sul diuo colpo che noi umani stiamo ad esso assestando, con il rischio di scatenare le sue forze vendicatrici. Ovviamente il regista adatta la sua personalissima fiaba, come molti prima di lui, ai topoi dell'horror, alternando sovrannaturale, home invasion e monster movie ma senza mai perdere in coerenza, gestendo il tutto con incredibile lucidità.

A dire il vero è da subito che si capisce che questo The Hollow è un gran bel film. Non vengono fatti compiere allo spettatore giri tortuosi o voli pindarici per arrivare alla meta, non si rimane fermi sul via troppo a lungo con lo scopo di introdurre situazioni e personaggi, non ci sono spiegoni né twist improvvisi. No. Tutto il racconto si evolve con naturalezza e linearità, sembrerebbe quasi essere stato scritto da un Le Fanù contemporaneo che si muove abilmente su quel confine sottile che separa il mondo reale da quello fantastico. Confine che viene stracciato e fatto a brandelli. Non a caso il personaggio principale, Adam, è una mente scientifica e analitica che non solo si troverà ad affrontare l'inspiegabile, ma dovrà persino farci i conti da un punto di vista "carnale". Perché, alla fine "ci sono più cose in cielo e in terra [...] di quante ne sogni la tua filosofia" e per capire queste "cose", a volte, bisogna sperimentarle, mettersi nella prospettiva giusta, persino nei loro panni, con il rischio di perdere se stessi o ciò che si ama di più. E nel bosco questo può accadere, nel bosco è facile smarrirsi, e lì che dimorano creature al di là del bene o del male, lì che tutto è possibile. Il bosco, con tutta la sua ineguagliabile potenza evocativa.


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