The hateful eight

Creato il 08 febbraio 2016 da Misterjamesford
Regia: Quentin Tarantino
Origine: USA
Anno:
2015
Durata:
187'

La trama (con parole mie): siamo nel cuore dell'inverno in Wyoming, quando John Ruth, cacciatore di taglie soprannominato "il Boia", sta conducendo nella cittadina di Red Rock la ricercata Daisy Domergue, in modo da consegnarla viva e riscattarne la taglia.Quando, sulla via, incontra l'ex Maggiore dell'esercito nordista Marquis Warren, anch'egli cacciatore di taglie con prede da consegnare - morte -, quello che doveva essere un viaggio tranquillo diviene una vera e propria lotta per la sopravvivenza: caricato il Maggiore sulla diligenza con quello che dovrebbe divenire lo sceriffo di Red Rock, Chris Mannix, figlio di un ufficiale sudista ribelle, Ruth è costretto a causa della tormenta incombente a ripiegare sulla stazione di cambio gestita da Minnie, in modo da lasciare che il clima divenga più favorevole.Peccato che Minnie stessa abbia lasciato la gestione del locale ad un messicano mai incontrato, e che gli ospiti non ispirino tutta questa fiducia: avrà inizio, dunque, una sorta di partita a scacchi tra Ruth, Warren e Mannix ed il resto dei loro forzati compagni di sosta.

L'approdo in sala di Tarantino è sempre, in un modo o nell'altro, un evento.Il ragazzaccio del Tennessee, fin dai tempi de Le iene e Pulp fiction, ha catalizzato l'attenzione non solo della critica, ma anche del pubblico mainstream, finendo per diventare, di fatto, uno degli autori più di culto che la settima arte statunitense abbia prodotto negli ultimi cinquant'anni.Al suo ottavo film, il vecchio Quentin ha lanciato un'altra sfida: sfruttare il Western, già materia del precedente Django Unchained, per raccontare, di fatto, un thriller da camera decisamente teatrale che non sfigurerebbe nella filmografia di un Polanski, pur filtrato attraverso la mitologia pulp che, di fatto, ha lui stesso consacrato.E ci sarebbero scene a profusione, da citare in termini critici, dai dialoghi fitti e serrati della prima parte alle immagini del finale, dalla rappresentazione della cultura americana come e più di quanto non fu fatto con il già citato Django al retaggio dei Dead man e de Gli spietati, tra giustizialismo a stelle e strisce a menzogne vendute come sogni.Di fatto, per quanto mi riguarda e di pancia - scrivo questo pezzo un mese prima che esca in Italia, fresco di visione -, The hateful eight è il film più maturo di Tarantino come regista, il primo a sfidare davvero sia il suo "pubblico occasionale", più alternativo e giovane - principalmente, gli amanti di Kill Bill - sia quello di vecchia data, che si aspetta ad ogni nuova uscita un'innovazione anche quando, di fatto, la stessa innovazione risulti ormai un marchio di fabbrica - come la decostruzione temporale che rese così noto il vecchio Quentin ai tempi della Palma d'oro a Pulp fiction -: troppo lento ed ostico per i primi, troppo classico per i secondi, anche quando, di fatto, The hateful eight non è l'una o l'altra cosa.Da amante del West e della Frontiera, ho adorato il modo in cui, di fatto, Tarantino ha snobbato entrambe le cose, finendo per raccontare una storia di violenza, vendetta, menzogna, voglia di dimostrare chi si è e chi non si è pur di arrivare a quello che si vorrebbe, adattabile a qualsiasi epoca ma soprattutto specchio di quello che è da sempre la cultura degli USA, dal senso del dovere esasperato - John Ruth - al giustizialismo - quei "bastardi che vengono impiccati dai più bastardi che sono quelli che impiccano" -, dai problemi razziali al concetto del "self made" in grado di sconfinare oltre ogni limite.Ed è curioso come e quanto i charachters tutti d'un pezzo che tanto hanno fatto la fortuna della settima arte del passato siano spazzati via in favore di quelli che, al contrario, vivono di sfumature, profondamente umani nel loro essere in bilico tra senso comune ed istinti primordiali: e nel film meno "musicato" - nonostante il lavoro splendido di Morricone - di Tarantino a fare la parte del leone sono soprattutto i personaggi, pensati e sentiti profondamente dal Quentin sceneggiatore, prima che regista, coccolati nel bene e nel male dal primo all'ultimo minuto, ed a prescindere dal tempo concesso agli stessi davanti alla macchina da presa.The hateful eight diviene, dunque, una versione della maturità de Le iene, un dramma da interno che potrebbe essere inserito in qualsiasi contesto ed epoca, vissuto più come una lettura dell'animo umano - ed in particolare statunitense - che non come un omaggio al Cinema di genere che tanto Tarantino ha dichiarato di amare: e senza dubbio, è uno dei suoi lavori più puri, in termini di settima arte.Ma, ancora una volta, non voglio confinare un'opera di questa portata ad un post ed una recensione "di testa": The hateful eight è un film di interiora, carne e sangue, per quanto figlio di un cervello che quasi scoppia dalla voluminosità del materiale che contiene, un'opera di immagini di potenza rara - le "ali" di Daisy formate dalle racchette da neve su tutte - e volgarità sopra le righe, che non ha mezze misure e non le chiede, sfrutta il retaggio del percorso del suo autore ma ha un'identità così forte da scomodare paragoni per il sottoscritto di norma impossibili da mettere in gioco.Qui non si entra in un Saloon con bevute, pacche sulle spalle e magari, di tanto in tanto, qualche pugno: qui ci si muove in un covo di vipere, con gli istinti primordiali che tutti noi umani, chi più predatorio e chi meno, portiamo in dono al mondo.Ruth o Domergue, poco cambia.Quelli sono gli estremi.Ed intanto i Mannix così come i Warren dovranno continuare a vivere giocandosi tutto su faccia tosta o menzogne, pompini alle convenzioni razziali e lettere d'amore a qualcuno che possiamo soltanto sognare di conoscere.
In un certo senso, si potrebbe pensare che il West sia stato la preistoria del social marketing.O che, ancora più semplicemente, l'Uomo non possa vivere senza un confronto all'ultimo colpo con chi sta di fronte a lui: caccia o complicità che sia.
MrFord
"I am tired of this devil
I am tired of this stuff
I am tired of this business
so when the going gets rough
I ain't scared of your brother
I ain't scared of no sheets
I ain't scare of nobody
girl, when the goin' gets mean."

Michael Jackson - "Black or white" -