Due bellissimi lavori, uno letterario (il romanzo di Kathryn Stockett), l'altro cinematografico di Tate Taylor, per rivedere i mitici USA anni '60.
Mitici Usa ,che poi proprio tali non erano forse, almeno per la popolazione nera degli Stati Uniti d'America.
Nel film, come nel romanzo, la storia è incentrata su due donne straordinarie, Skeeter e Aibileen, che vivono nel profondo sud d'America, cioé lo stato del Missisipi, esattamente nella città di Jackson,dove di diritti civili per i neri non esiste neanche la più pallida idea.
Skeeter è una giovane donna bianca, appena laureata e che sogna di fare la scrittrice, mentre Aibileen, donna di colore, di mezza età, è una domestica ,che nella sua vita ha allevato con amorevoli cure una schiera di padroncini bianchi a lei affidati dalle famiglie borghesi della zona.
Aibileen, tra l'altro, ha perso il suo unico figlio e ha amato quei bambini dei suoi padroni proprio come fossero suoi figli.
Skeeter, non conforme ai desiderata della propria famiglia, che sogna per lei solo un buon matrimonio e un'agiata vita borghese, conosce Aibileen in quanto ha ricevuto l'incarico da un giornale locale di occuparsi di una rubrica per consigli alle casalinghe.
Le due donne entrano agevolmente in confidenza e Aibileen non ha difficoltà alcuna a parlare di se stessa e della sua esperienza di vita con Skeeter.
Da queste confidenze raccolte, nonostante le grosse difficoltà per realizzare i loro incontri, incontri malvisti in città per tutto il carico di pregiudizi di cui è saturo il contesto,scaturisce un libro, che un editore di New York propone a Skeeter di pubblicare.
Ovviamente la comunità di Jackson non perdona la donna bianca, che ha osato infrangere le "buone" regole cittadine. E le ritorsioni nei confronti delle due non tarderanno a manifestarsi con tutta la cattiveria e la violenza possibile.
Lasciando allo spettatore il piacere di seguire l'intera vicenda, non si può omettere un giudizio sulla linearità della narrazione cinematografica, ancora forse di maggiore gradevole impatto nel testo letterario della Stockett,pubblicato nel 2009, e anche, ovviamente, sulle punte di garbato umorismo presenti in certe particolari situazioni del racconto.
Mai, insomma, inutili forzature per veicolare un messaggio critico comunque importante, nei confronti di un certo tipo di società americana, ottusa e perbenista, incapace di saper leggere, nell'aria ,i segnali del "nuovo" che stava avanzando.
Soprusi nei confronti di mamies di colore come Aibileen e tante altre, mascherati dal bon ton di un benessere ipocrita. Questo il "nocciolo" della questione.La risposta, invece, è una sfida seria e serena a questo modo di essere e di pensare da parte delle nuove generazioni.
Pregevole, in particolare, la fotografia.
Buona visione. E, volendo, prima o dopo, magari anche buona lettura.
Mi riferisco al libro di Kathryn Stockett, che ugualmente merita.
Film e libro ci richiamano alla memoria un po' quello che fu il successo di un classico del genere, di tanti anni fa, ovvero il famosissimo e indimenticabile"Il buio oltre la siepe".
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)