The hours

Creato il 27 luglio 2015 da Luz1971
Mi sono concessa di vedere questo film per la quinta o sesta volta, consapevole che non sarà l'ultima. Sì, perchè è una di quelle pellicole senza tempo, nelle quali scorgi ogni volta una nota nuova e diversa. Capolavoro imperdibile, insomma.La sceneggiatura è tratta dall'omonimo romanzo di Michael Cunningham, vincitore del Premio Pulitzer. Tre racconti paralleli e concatenati, "tre note sui diversi piani della scala", come la stessa Virginia Woolf, una delle tre protagoniste dell'intreccio, teorizzava in uno dei suoi scritti mentre pianificava la struttura de "La signora Dalloway", cui per altro il libro di Cunningham è largamente ispirato. Di questo film mi colpiscono diversi aspetti, a cominciare dalla scelta delle interpreti. Nicole Kidman fu Premio Oscar per questa interpretazione, che senz'altro è un'apprezzabile imitazione di come doveva muoversi Virginia Woolf. Eppure a me sarebbe piaciuto vederci la Streep in quel ruolo, pur sapendo che forse nessun'altra avrebbe potuto interpretare altrettanto bene Clarissa. Nel complesso, è tutto dove deve stare, regia e fotografia sono perfette. La mia scena preferita è quella della stazione, il sofferto dialogo fra Virginia e Leonard, suo marito (immaginate quanto sia stato difficile e affascinante interpretarlo, due anni fa, in palcoscenico).I pochi minuti alla stazione sono sconvolgenti. Virginia Woolf ha un immenso mondo da rivelare, e molto di esso resta - forse per sua stessa volontà - non rivelato. Ne conoscevo il libro della sua biografia (da leggere e rileggere), il bellissimo studio di Nadia Fusini, e appare una donna estremamente brillante, di un'intelligenza viva, direi unica. Un'impronta che lascia il segno in chiunque legga qualcosa di suo. Questo film ne mette in luce gli aspetti della depressione, le frustrazioni, la follia. Ma Virginia era anche molto molto altro. All'epoca vidi diverse scene in lingua originale, e devo dire che la Kidman è strepitosa nell'edizione americana. Perde totalmente di "presa" in quella italiana: la doppiatrice, per quanto brava, possiede una voce delicata, con toni alti da principessina, mentre la Kidman è evidente abbia fatto uno studio molto approfondito sulla resa del personaggio e la sua voce è a volte sgraziata, rude, ma estremamente affascinante e travolgente. Insomma, non si può guardare solo all'edizione italiana, e ciò per chi ama il buon cinema dovrebbe essere abitudine frequente.

Nicole Kidman nei panni di Virginia Woolf

Si diceva "tre donne", ebbene tutte non possono che convivere con la sofferenza di una scelta difficile e col dolore che sta nei legami umani profondi che il destino cerca di spezzare, perché sono donne che vivono intensamente, che non si accontentano del ruolo loro imposto. Il rapporto intimo tra donne, l’amore lesbico, taglia fuori la figura ed il ruolo maschile: uomini in fondo buoni, bravi mariti, quasi docili e inutili, o disperatamente incapaci di vivere senza la donna-madre-moglie, uomini  che restano fuori  della porta a denunciare una incomunicabilità di genere. Oltre alla storia di Virginia, che parla e si muove dal suo tempo, mi tocca profondamente quella di Clarissa, interpretata dalla più grande attrice vivente, Meryl Streep. Amo in particolare i suoi dialoghi soffertissimi con l'amico Richard, altro personaggio di struggente bellezza cui dà voce Ed Harris.

Meryl Streep nel ruolo di Clarissa


Richard crede che non si possa vivere seguendo delle regole, un canone, dei comportamenti che ad altri sembrano moralmente degni, mentre la tua vita si spegne lentamente sprecando i secondi, i minuti, le ore, i giorni... Perché arrivare alla fine dei giorni e rendersi conto di aver vissuto un giorno solo? Richard quindi rinuncia a vivere ancora, nel suicidio è la sua salvezza, esattamente come per Virginia, che sceglie di riempirsi il cappotto di sassi e annegarsi nel fiume Ouse. Molto altro potrei scrivere, ma mi fermo qui, e concludo scrivendo che è un film ben riuscito da ogni punto di vista, capace di indurre a molte riflessioni e anche ad un apprezzamento sempre più intenso del significato della vita.
Di seguito, l'ultima lettera di Virginia Woolf a suo marito.
Carissimo. Sono certa che sto impazzendo di nuovo. Sono certa che non possiamo affrontare un altro di quei terribili momenti. Comincio a sentire voci e non riesco a concentrarmi. Quindi faccio quella che mi sembra la cosa migliore da fare. Tu mi hai dato la più grande felicità possibile. Sei stato in ogni senso tutto quello che un uomo poteva essere. So che ti sto rovinando la vita. So che senza di me potresti lavorare e lo farai, lo so... Vedi non riesco neanche a scrivere degnamente queste righe... Voglio dirti che devo a te tutta la felicità della mia vita. Sei stato infinitamente paziente con me. E incredibilmente buono. Tutto mi ha abbandonata tranne la certezza della tua bontà. Non posso continuare a rovinare la tua vita. Non credo che due persone avrebbero potuto essere più felici di quanto lo siamo stati noi.
Virginia.


 Lo avete mai visto? Cosa pensate di queste formidabili interpreti?

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