Durata: 94'
La trama (con parole mie): Aaron Hallam, specialista di armi bianche e sopravvivenza dell'esercito, dopo anni di addestramento e missioni top secret, ha un crollo psicotico che lo porta alla fuga e a rifugiarsi nelle foreste dell'Oregon ammazzando cacciatori di cervo che crede agenti giunti per liquidarlo.L'FBI annaspa, così per dargli la caccia viene richiamato dal Canada il suo vecchio addestratore, lo scout L. T. Bonham, un uomo solitario che ha insegnato ad uccidere ad un'intera generazione di agenti speciali senza avere lui stesso mai tolto la vita ad un uomo.Stuzzicato dal senso di colpa, Bonham affiancherà gli agenti nella caccia al ragazzo cui consegnò proprio lui gli strumenti per diventare un'arma perfetta: l'inseguimento - attraverso la città di Portland e la campagna limitrofa, costerà vite e sacrifici estremi, e porterà L. T. al confronto finale con il suo allievo.
Di recente, dopo la clamorosa illuminazione che è stata Killer Joe, ho deciso di tornare indietro e recuperare quello che ancora mi mancava del Cinema di William Friedkin, già regista di culto in casa Ford grazie a due pietre miliari quali Il braccio violento della legge e Vivere e morire a Los Angeles.
Come per tutti i cineasti di una certa età e con una produzione corposa alle spalle, avevo messo in conto che avrei incontrato anche, sulla strada, pellicole minori e decisamente trascurabili: così è The hunted, thriller d'azione confezionato quasi più per mantenersi in esercizio che per stupire le platee e che, paradossalmente, ebbe un successo di distribuzione - almeno qui nella Terra dei cachi - di molto superiore ad altri lavori più interessanti del regista - si veda il più recente Bug - probabilmente grazie alla presenza dei due protagonisti Tommy Lee Jones e Benicio Del Toro, indiscutibilmente più noti dell'autore de L'esorcista, almeno ai non cinefili.
Da un certo punto di vista è un vero peccato che, di fatto, The hunted si riduca, nel corso della sua durata, ad un mero action d'inseguimento impreziosito da un combattimento finale all'arma bianca violento ed ottimamente congegnato, perchè le tematiche alla base dello script ed un'attenzione maggiore alla parte più introspettiva dello stesso avrebbero spalancato porte decisamente più interessanti per il suo destino e, ovviamente, per pubblico e critica: l'idea di sfruttare la figura dell'addestratore come se fosse un padre - ottimo l'incipit con l'attualizzazione della storia di Abramo e Isacco -, il senso di colpa che muove L. T., che mai ha tolto la vita ad un essere umano, uomo solitario e di coscienza, alla ricerca di Hallam a seguito dei delitti compiuti da quest'ultimo, il ripetuto confronto tra i due, avrebbero potuto fornire una materia decisamente più sostanziosa rispetto al reiterato duello che vede il giovane assassino dell'esercito mettere in ginocchio il nucleo dell'FBI di Portland e fuggire alla cattura in più modi ed occasioni fino al decisivo incontro/scontro con il suo mentore Bonham.
Probabilmente una scelta di questo tipo, mutuata dalla produzione e da una sceneggiatura non all'altezza del soggetto, è da intendersi come volontà di "andare sul sicuro" senza rischiare che una pellicola già di suo destinata al mercato di genere non diventasse, di fatto, un cult misconosciuto che soltanto i più fanatici sono in grado di rispolverare nei negozi specializzati gestiti da altri fanatici come loro.
Dunque, con molta semplicità, un titolo che passa e va senza colpire particolarmente l'immaginario dell'audience, utile come scelta action di matrice non tamarra, apprezzabile per il già citato duello finale e per i continui confronti ed inseguimenti tra i due protagonisti nei più disparati ambienti - la foresta, il centro di Portland, un ponte, le parti sotterranee di un cantiere, per tornare all'immersione nella natura - nonchè per la scelta di porre in chiusura The man comes around di Johnny Cash, ormai sfruttatissima al Cinema ma sempre funzionale e tosta - del resto, parliamo del Man in black, mica di uno qualsiasi -.
Tommy Lee Jones e Benicio Del Toro eseguono il compitino senza neppure troppa fatica, il primo mantenendo quell'aura da vecchio leone coriaceo vista in seguito anche in Non è un paese per vecchi e Le tre sepolture - per citare i due più riusciti - ed il secondo sfoderando il suo lato da psicopatico quasi andando ad unire idealmente i personaggi interpretati ne I soliti sospetti e La promessa.
Friedkin tiene un profilo basso e si limita a piazzare qualche colpo dei suoi di tanto in tanto - tecnicamente ho già indicato la sfida finale così tante volte che vi parrà quasi di averla vista, ma il suo meglio è dato, a mio parere, dal beffardo sorriso del commilitone di Hallam quando quest'ultimo viene insignito della Croce d'argento per aver ucciso a sangue freddo un boss serbo ai tempi del conflitto nella ex Jugoslavia durante un vero e proprio eccidio di civili "per il bene della pace" -: in fondo, uno come lui non si smentisce mai, neppure all'interno di una pellicola che non è certo destinata ad essere ricordata come una delle sue più memorabili.
MrFord
"I'm going hunting
I'm the hunter
I'll bring back the goods
but I don't know when."Bjork - "Hunter" -