THE IMAGINARIUM
Definire il progetto Abramakabra? Un caos purificatore di slug, doom, sperimentazione, noise, rock-metal con l’atteggiamento mentale delle progressive band d’antan.
Parlare dell’album The Imaginarium? Inutile. Davvero inutile, perché questo disco sviscera le profondità nascoste della carne e le rende essenza, brodo primordiale in cui tutto può cominciare e tutto può finire.
Il muro del suono che si crea durante l’ascolto delle otto tracce rasenta il limite della sopportazione razionale, infatti tutto a un certo punto comincia a dilatarsi, allungarsi e ci si sente come Alice nel Paese delle Meraviglie e il fungo ingerito è quello composto da una serie di canzoni una più sorprendente dell’altra.
In questo disco sembra che Crowley abbia deciso di dare una forma sonora ai suoi pensieri più reconditi, l’alchimia diventa scienza esatta e praticata con grande destrezza.
Gli stessi titoli sono evocatori di Leviatani, Antichi e epici racconti in cui la razionalità può capitolare sin dai primi è passi: Following the steps of mammuth lord, Mystica Vulcanica, Cabalactical Galactibal, Ultra Magik ultra fanatik.
The Imaginarium è cinematografico, otto film, otto quadri musicali, otto corti che compongono un’opera ben più grande.
Parlare di questo disco è difficile come lo è staccarsi da esso.
Lasciarsi sfuggire l’occasione di poter godere del progetto Abramakabra è da stupidi, questo disco si deve avere e si deve rovinare con un ascolto continuo cercando di entrare nella mente di Steven Abram, suo creatore e onnipresente padrone.
Qui siamo Alle Montagne della Follia, dove la ragione ride divertita del suo smarrimento.
Alex Pietrogiacomi