Sydney, NSW, 15 set 2012, 15:26
Oggi per la prima volta da quando sono in Australia ho assistito ad un fatto di attualità. L’idilliaca pace rappresentata dal benessere australiano è stata intaccata da una manifestazione violenta in pieno centro. Con gli occhi di un viaggiatore del tutto estraneo ad i fatti di politica estera e di integrazione australiani, ho potuto constatare anche qua un’attitudine alla violenza che mai mi sarei aspettato. Ma andiamo con ordine.
Oggi avevo l’appuntamento all’Apple Store per sistemare il mio computer. Mentre stavo parlando col ragazzo del Genius Bar, dalla strada sottostante al negozio giungono urla e rumori tipici di una manifestazione. Il ragazzo istintivamente cerca di capire cosa succede, io cerco solo di capire se il mio mac tornerà quello di prima. Ho pensato, chissà cosa potrà mai essere successo, ma non era così. Dopo aver riparato il portatile, scendo in strada e vedo una grande folla davanti a me. Mi avvicino per cercare di capire cosa succede e qui rimango sconcertato. Una moltitudine di manifestanti è circondata dalla polizia. I manifestanti lanciano bottiglie di acqua e di shampoo contro i poliziotti. Tutto intorno c’è gente che con i telefonini o le macchine fotografiche riprende la scena, mentre a terra ci sono alcuni poliziotti feriti ed altri che cercano di soccorrerli. La folla è composta prevalentemente da musulmani e anche intorno agli spettatori sono presenti altri musulmani che osservano ed urlano contro la polizia. L’ultima scena che ci si potrebbe aspettare in terra australiana, in pieno centro di Sydney. Non ho assolutamente idea del motivo di questo assembramento, ma intuisco che sia lo stesso motivo che ha spinto altri musulmani ad assalire alcune ambasciate americane del medio oriente: il film su Maometto The Innocence of Muslims. Avevo letto di questa notizia sul Corriere qualche giorno fa. Lì per lì non le ho dato il peso che meritava ma non avrei mai pensato che un film potesse provocare una reazione del genere nei musulmani di tutto il mondo.
La calca si muove ed io cerco di seguirla. Cerco di confermare la causa della manifestazione chiedendo ad un poliziotto ma questi mi ignora, impegnato a gestire il traffico e a parlare alla radio. Continuo a seguire la massa, anche se questa è molto veloce, e per caso trovo un poliziotto che parla alle persone. Mi avvicino e gli chiedo se tutto questo ha a che fare con il film che ha provocato altre reazioni simili a questa in tutto il mondo. Questi conferma la mia ipotesi e dice che tutto l’edificio è isolato. L’edificio di cui parla il poliziotto, come mi spiega poi, è il consolato americano di Sydney e mi dice anche che i manifestanti hanno provato ad entrare, ma senza successo. Ringrazio l’agente e raggiungo la manifestazione che nel frattempo si è assestata nel parco centrale di Sydney, Hyde Park. Al centro del parco stanno i manifestanti e tutto intorno a loro c’è un cordone molto folto di poliziotti. Sono tutti schierati con la faccia rivolta alla manifestazione, anche se qualcuno è incaricato di allontanare a distanza di sicurezza i curiosi. Tutto intorno a loro è pieno di persone che continuano a filmare con telefonini e macchine fotografiche la scena. Sembra quasi che non capiscano il perché di tutto, sembra che non gli interessi affatto. Molti ridono e scherzano, attirati dal dispiegamento di forze e dalla confusione. E’ un atteggiamento che non mi sorprende affatto. Una cosa del genere, ipotizzo, deve essere davvero ad anni luce di distanza dalla loro realtà, dalla loro vita. Semplicemente è un evento, quindi tanto vale assistervi. Dopo molti discorsi, qualche tafferuglio e un momento di preghiera piuttosto inusuale, la manifestazione si è conclusa. C’è stato un discorso da parte di alcuni oratori – manifestanti, ma non sono riuscito a capire a cosa si riferissero quelle parole sbraitate dal megafono. Da quel poco che ho capito, tuttavia, le persone che parlavano alla folla col megafono non hanno messaggi pacifici ma messaggi di ira. In secondo luogo l’attenzione degli oratori era rivolta alla massa manifestante e non agli spettatori, se così possiamo chiamarli. Tutto questo, questa reazione rabbiosa, gli scontri con la polizia e il centro della città paralizzato, sono fatti accaduti in risposta ad un film. Non ho visto né il trailer che gira su Youtube, però ho letto su Twitter una frase qualche tempo fa: “Una cosa è certa: i musulmani non hanno il senso dell’umorismo”.
Solo in una cosa, credo, sono da ammirare. Almeno queste persone hanno ancora il coraggio e la voglia di scendere in strada ad urlare le loro idee. A volte con rabbia, a volte esagerando, però agiscono. In questo io li ammiro. Credo che se in altre parte del mondo le persone, i cittadini, avessero ancora questa forza e questa voglia, se non si dimostrassero così apatici di fronte alle azioni dei propri governi, molti problemi si risolverebbero e si vivrebbe meglio. Non c’è crisi che tenga.