The Killer inside me

Creato il 02 ottobre 2010 da Silvia7v

Titolo originale: The Killer inside me

Regia:  Michael Winterbottom

Cast:  Casey Affleck, Kate Hudson, Jessica Alba, Ned Beatty, Elias Koteas, Tom Bower, Simon Baker, Bill Pullman, Brent Briscoe, Matthew Maher, Liam Aiken, Jay R. Ferguson, Blake Brigham, Noah Crawford, Michael Gibbons, Zach Josse, Rosa Pasquarella

Distribuzione: BIM, USA, 2010

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 Stati Uniti, anni 50. Lou Ford (Casey Affleck), è il giovane vicesceriffo di una piccola cittadina texana. E’ il classico bravo ragazzo, ligio al dovere e sempre pronto ad aiutare la comunità. Ha anche una ragazza, la dolce Amy (Kate Hudson). Tuttavia la sua vita cambia radicalmente quando incontra Joyce (Jessica Alba),  giovane prostituta. La reazione forte e violenta della ragazza al suo tentativo di sfratto per conto del magnate della zona, Chester Conway (Ned Beatty), risveglierà in lui un istinto violento e omicida fino ad allora nascosto. Così inizierà una relazione malata a base di sesso e violenza con Joyce e una vita parallela fatta di crimini e orrori…

 Il regista inglese Michael Winterbottom si cimenta in un compito davvero arduo: trasporre cinematograficamente l’omonimo capolavoro dell’autore pulp per eccellenza, Jim Thompson. Un libro caratterizzato da violenza e  sangue, che il regista decide di riportare fedelmente sulla scena, senza filtri, senza omissioni, e questo ha provocato critiche e polemiche al Sundance Film Festival, dove la maggior parte del pubblico ha abbandonato la sala a metà visione. La sceneggiatura scritta da John Curran è fredda e lucida, un viaggio nella follia di una persona normale, con una vita normale, al limite del noioso. Presto scopriremo un oscuro passato alle sue spalle e soprattutto una violenza cieca e assoluta, rivolta in primis alle donne, che, sopita da anni, si risveglierà all’improvviso seminando morte e dolore. Lou è freddo mentre picchia selvaggiamente Joyce, le chiede scusa, le dice che la ama ma i suoi pugni e i suoi calci non si arrestano, continuano anche quando il volto della ragazza è ridotto ad una maschera di sangue e lei è priva di sensi. E la scia di sangue non si arresta lì purtroppo. Inoltre il suo lavoro e la sua faccia da bravo ragazzo, sempre con il sorriso e con una mano tesa ad aiutare gli altri, lo pongono al di sopra di ogni sospetto, almeno fino a quando le prove iniziano ad convertire su di lui e la paura di essere scoperto innescherà un’ulteriore catena di morti. La musica country e le canzoni allegre e spensierate rappresentano un duro contrasto con l’anima nera che si cela dietro di lui e che tutti sembrano ignorare, in primis le due donne di Lou, Joyce e soprattutto Amy, per la quale Lou è il ragazzo perfetto, l’uomo da sposare. Lou non appare affatto pentito dei suoi crimini: si scusa mentre picchia le sue donne ma non si ferma e non si pente. La mattina successiva all’omicidio di Amy si sveglia fischiettando.

La pellicola è dura, cruda, violenta, forse eccessivamente violenta, come è stato detto da molti. Sicuramente le scene di violenza sono molto forti e non sono affatto piacevoli, ma sono di fatto fedelissime alle descrizioni di Thompson. Forse l’errore di Winterbottom, in un film stilisticamente ed esteticamente quasi impeccabile, è quello di dare eccessiva importanza all’estrema fedeltà al testo nelle scene di violenza, invece di concentrarsi maggiormente sulla psicologia e su ciò che si cela all’interno della mente e dell’animo del personaggio, splendidamente descritti nel romanzo attraverso i monologhi interiori e le riflessioni solitarie del protagonista. Il film è basato e giocato sui contrasti: quello, già segnalato, tra la violenza e la freddezza con la quale essa viene perpetrata,  quello tra la musica gioiosa di sottofondo o i motivetti cantati e suonati al piano dallo stesso Lou e l’orrore più puro e gratuito, quello tra la serenità e la lucidità di Lou anche nei minuti finali del film e l’ultimo atto della tragedia che sta per svolgersi, sottolineato dalla struggente Una furtiva lagrima, tratta dall’Atto III di Elisir d’amore di Donizetti.  Non voglio entrare nel merito del discorso relativo all’accusa di misoginia e di violenza sulle donne sollevata a proposito della pellicola, o meglio, vorrei solo dire che è vero che il film mostra delle scene molto violente le cui vittime sono le donne, ma in quelle scene il film è fedelissimo al romanzo, quindi in tal caso il problema sarebbe da addurre al testo da cui il film è tratto.

Casey Affleck non risulta molto convincente in un ruolo molto complesso e non alla portata di tutti (personalmente avrei visto meglio nel ruolo un attore come Michael Pitt, (peraltro già visto nel ruolo dello psicopatico in Funny games,  nel quale aveva sfoderato il viso angelico e gli occhi glaciali della follia, che avrebbe reso molto più verosimile Lou). Il problema di Affleck è che è sempre uguale a se stesso, e in originale ha una voce a dir poco fastidiosa (benedetto sia il doppiaggio in questo caso!) e non ha né l’atteggiamento né le physique du rôle per un ruolo come quello di Lou. Decisamente meglio invece Jessica Alba e Kate Hudson, nel ruolo delle vittime sacrificali della violenza psicopatica del vicesceriffo.

In definitiva una pellicola stilisticamente ben realizzata, ma con dei limiti di fondo dovuti alla sceneggiatura e al protagonista principale.

Conclusione: Da vedere solo se non siete particolarmente sensibili e impressionabili.

Voto: 6.5



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