Il Luc Besson regista questo lo sapeva benissimo quando ha deciso tornare dietro la macchina da presa per firmare personalmente la regia di “The Lady”, lasciando temporaneamente in secondo piano la più recente e prolifica attività di produttore alla quale si è dedicato spesso negli ultimi anni.
Ma la rappresentazione “bessoniana” di una storia così straordinariamente incredibile, non impiega molto a mostrare, già nelle primissime battute, delle enormi sofferenze derivate da evidentissime lacune del suo stesso regista a trattare determinati argomenti. La storia fatica a trovare il giusto ritmo, arrancando sin dal principio anche sugli obiettivi da percorrere. Le intenzioni del regista francese di narrare la storia dal punto di vista prettamente umano della protagonista, mancano di molto il loro bersaglio. Il ritratto di Suu, donna forte, sensibile e pacifica, lo si comprende assai facilmente ma le modalità con cui esso viene sciorinato all'interno della trama non sono affatto le più incisive. E’ troppo forte la sensazione di assistere a una storia strutturata troppo grossolanamente e superficialmente, mai in grado di trattare i suoi infiniti e delicati temi a disposizione nel modo più profondo ed efficace possibile e per di più infarcita anche di una fastidiosissima retorica.
Luc Besson ha dimostrato in passato di essere molto bravo a gestire pellicole d’intrattenimento. Questa volta però, alle prese con la drammaticità (anche altissima in certi casi) sembra soffrire pesantemente la condizione, non riuscendo mai ad arrivare a toccare le corde emotive dello spettatore. Il ringraziamento per aver portato alla luce una storia di cui non tutti ancora erano a conoscenza è d’obbligo, sicuramente il film sarà un ottimo espediente per colmare l’eventuale vuoto, ma il rimpianto di non aver visto un storia del genere in mano a una regista più all'altezza è molto grande, visto che probabilmente avrebbe potuto regalare dei frutti di maggior qualità.
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