“The last station” di Michael Hoffman

Creato il 17 marzo 2011 da Cinemaleo

2009: The Last Station di Michael Hoffman


Presentato alla quarta edizione del Festival di Roma  il film che ci racconta gli ultimi mesi di vita di Lev Tolstoj in bilico “tra la possessiva e passionale consorte e i suoi discepoli-avvoltoi” (Paolo D’Agostini).

Quanto mai controverse le reazioni della critica: “Contraddittorio e tradizionalista, il Tolstoj di Hoffman non è più uno dei grandi personaggi della letteratura russa” (MyMovies), “…il film di Michael Hoffman centra bene il suo interessante plot, gode di un cast d’eccellenza, il ritmo, adeguato all’ambientazione storica, è coinvolgente, la regia garbata e la sua deflagrante carica commovente e divertente convince la testa e il cuore” (Mocieplayer), “…un film biografico onesto in grado di soddisfare i palati degli appassionati di Tolstoj come pure i gusti dei semplici curiosi” (FilmUp), “Michael Hoffman avrebbe dovuto sfruttare con ben altra lucidità, prima di tutto narrativa, sia il gruppo di grandi interpreti a sua disposizione che l’originalità e l’importanza del soggetto iniziale” (Comingsoon), “…ci troviamo di fronte un’opera del tutto priva di mordente, che poco racconta e che pecca di buona volontà” (Everyeye.it), “Un film provocatorio e fuori moda, ma proprio per questo di grande fascino… Una poetica storia d’amore, una riflessione sulla vecchiaia e un favola filosofica sull’utopia. Un balsamo per la mente…” (Ciak).

Sicuramente un film interessante e coraggioso per lo stile e i temi trattati (oggi non tanto di moda). Una pagina storica non molto conosciuta e che non può non incuriosire. Avremmo gradito un maggior approfondimento nel ritratto dei personaggi (incompiuto specie nei minori) e un ritmo più sostenuto… Ma The last station (tratto dall’omonimo romanzo di Jay Parini) è apprezzabile per la notevole ricostruzione e soprattutto per l’eccezionale performance di Helen Mirren (giustamente premiata al festival romano), Christopher Plummer (una delle migliori della sua lunga carriera), Paul Giamatti (in un ruolo per lui inconsueto). Scialbo appare invece il giovane James McAvory che non dà alcun spessore all’importante personaggio che interpreta (ma la colpa va probabilmente attribuita a regia e sceneggiatura che non l’aiutano).

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