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The Life and Death of 9413 a Hollywood Extra – Robert Florey, Slavko Vorkapich (1928)

Creato il 25 settembre 2011 da Mutosorriso @emutofu

The Life and Death of 9413 a Hollywood Extra – Robert Florey, Slavko Vorkapich (1928)Chi non si è mai emozionato ascoltando Rhapsody in Blue di George Gershwin? Un giovane Robert Florey, francese con la passione del cinema trasferitosi in America, ascoltando questa splendida composizione ebbe l’idea per uno dei corti più celebri del cinema mondiale. Nel 1921, appena arrivato nel Nuovo Mondo, Florey era subito entrato nel mondo del cinema lavorando per Fairbanks come curatore della sua immagine per l’Europa. Iniziò inoltre a fare le prime esperienze come assistente alla regia per registi di poco conto, fino ad arrivare, poi, alla realizzazione di numerosi film, in particolare horror, tra cui possiamo ricordare “Murders in the Rue Morgue” (1932) con Bela Lugosi. Vorkapich, nato nella ex-Jugoslavia e trasferitosi negli Stati Uniti dopo la Prima Guerra Mondiale, viene ricordato principalmente per i suoi lavori di montaggio. Come nasce quindi il nostro cortometraggio? Partendo dall’ascolto della Rapsodia in Blu, Florey scrisse una sceneggiatura, in cui le vicende del protagonista dovevano sincronizzarsi con la musica e il montaggio doveva adattarsi ai tempi e al ritmo della musica stessa. Il titolo originale doveva essere ”The Suicide of a Hollywood Extra“, poi modificato in quello che tutti conosciamo. Vorkapich, unendo gli influssi espressionistici tedeschi e quelli artistici russi, diede vita assieme a Florey ad un film assolutamente innovativo e sperimentale, che potremmo quasi definire espressionista. Il costo di realizzazione fu estramente basso costo: appena 97 dollari (oggi sarebbero 1190 dollari circa, più o meno 880 euro). Per realizzare le scenografie vennero utilizzati materiali di foruna che oggi farebbero sorridere, ma il risultato è davvero eccezionale.

The Life and Death of 9413 a Hollywood Extra – Robert Florey, Slavko Vorkapich (1928)
Un giovane (Jules Raucourt) sogna la vita della star di Hollywood e, una volta firmato il contratto, perde la sua identità per diventare 9413, numero che gli viene scritto sulla fronte. Nel mondo del cinema inizia ad incontrare altri attori come lui come la bella 13 e, in un secondo momento, 15, che diventa in poco tempo una star, con un’ascesa esponenziale rispetto all’insuccesso del povero protagonista. Persa la fama, l’identità e i soldi, 9413 muore ed ascende in paradiso. Solo qui, grazie a un angelo che rimuove il suo numero, il protagonista riacquisterà la sua vera identità.

L’idea del numero, che ruba l’identità del singolo, oltre a ricordare eventi traumatici come quelli legati ai campi di concentramento, è un elemento che tornerà in alcune opere americane. In particolare mi riferisco alla celebre serie The Prisoner, di e con Patrick McGoohan, dove il protagonista perde la sua identità per diventare Numero 6. Il cortometraggio fu un vero successo, tanto da catturare l’attenzione di Charlie Chaplin che volle trasmetterlo in casa sua. Per maggiori informazioni su questioni tecniche vi invito a leggere questa interessante recensione su mymovies.it. Io vi lascio postandovi una delle tante versioni del film, con una colonna sonora realizzata nel 2005. Buona visione!


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