The Lone Ranger

Creato il 04 luglio 2013 da Mattia Allegrucci @Mattia_Alle
Dispiace non poco che quest'ultima fatica del regista Gore Verbinski, interessante artigiano del cinema d'intrattenimento hollywoodiano nonché personaggio capace di sfornare piccoli ed indimenticabili gioiellini come Rango, sia in realtà l'ennesima fiera del già visto e del già sentito, che non propone nulla di nuovo e che si rinchiude in quegli stereotipi pirateschi che tanto abbiamo imparato a conoscere grazie alla saga caraibica sempre targata Disney/Bruckheimer. Se Verbinski e il suo stile tentano disperatamente di strizzare l'occhio al suo precedente lavoro (il già citato Rango) realizzando un western d'intrattenimento in pieno stile Hollywoodiano, gli sceneggiatori Ted Elliott e Terry Rossio, che si avvalgono qui dell'aiuto di una terza penna che porta il nome di Justin Haythe, farciscono la sceneggiatura di innumerevoli rimandi al primissimo La Maledizione della Prima Luna, film dell'ormai lontano 2003, risultando ripetitivi e confermando la mancanza di idee già dimostrata nell'ultimo film della saga, Oltre i Confini del Mare. C'è poi l'ennesimo tasto dolente, ovvero Johnny Depp che, sorvolando sul fatto che ormai sono dieci anni che è bloccato nell'interpretare la fotocopia di se stesso, disorienta lo spettatore anche a causa di una regia sempre al servizio del personaggio di Tonto e quasi mai incentrata sul vero protagonista, Arnie Hammer, sì macchiettistico e caratterista, ma almeno nuovo, interessante e particolare. Inutile il cammeo di Helena Bonham-Carter, personaggio femminile che nel periodo della parità dei sessi avrebbe dovuto dare smalto alle donne al contrario della troppo tormentata e poco combattiva Ruth Wilson; peccato che non riesca nel suo intento ridicolizzandosi con un semplice colpo di pistola e uscendo di scena come se non ci fosse stata. Ottima la messa in scena e la fotografia di Bojan Bazelli, come anche il montaggio di James Haygood e Craig Wood, peccato però che la regia sia più al servizio della gag (spesso telefonata) che non dell'esercizio di stile, e mentre tra due treni senza controllo infuria una battaglia apparentemente mozzafiato, si rimpiange la sequenza del maelstrom di Ai confini del mondo. Va dato atto a Verbinski di essere capace di non perdere mai la bussola e di essere sempre chiaro nel descrivere l'azione e il caos che vengono messi in mostra, tuttavia i colpi di pistola e i vagoni del treno che scorrono seguendo il ritmo del Guglielmo Tell di Gioacchino Rossini (giuro, vanno proprio a ritmo) rivisitato da quello che probabilmente è ad oggi il lavoro meno personale di Hans Zimmer (anche lui banale fotocopia di ciò che ha offerto nella saga piratesca) sono imperdonabili e lasciano scivolare il film in quell'oblio cartoonesco che fino a qualche minuto prima era solamente, anche se continuamente, accennato. Se Verbinski cerca di ripetere il successo ottenuto dal suo Rango, smitizzando l'eroe e rendendolo prima paladino per caso e poi per merito, il produttore Jerry Bruckheimer frena la vena artistica del regista, lasciando un solo pallido bagliore de Il Buono, il Brutto e il Cattivo all'interno della sequenza del ponte da fare saltare per poi tornare sulle sponde, ancora una volta, piratesche. Mi dispiace per l'autore, che stimo e a cui evidentemente piace divertirsi con Depp, ma un film in cui la spalla comica ha più spazio del protagonista è un film al quale manca necessariamente qualcosa, in particolar modo un nuovo punto di vista o semplicemente qualche nuova idea da mettere in scena, anche perché dopo dieci anni è impensabile che al pubblico contemporaneo basti un cinquantenne mascherato da indiano-pagliaccio per divertirsi ed apprezzare una pellicola.


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