The Long Street – Lawrence Ferlinghetti

Creato il 07 settembre 2011 da Marvigar4

The long street

which is the street of the world

passes around the world

filled with all the people of the world

not to mention all the voices

of all the people

that ever existed

Lovers and weepers

virgins and sleepers

spaghetti salesmen and sandwichmen

milkmen and orators

boneless bankers

brittle housewives

sheathed in nylon snobberies

deserts of advertising men

herds of high school fillies

crowds of collegians

all talking and talking

and walking around

or hanging out windows

to see what’s doing

out in the world

where everything happens

sooner or later

if it happens at all

And the long street

which is the longest street

in all the world

but which isn’t as long

as it seems

passes on

thru all the cities and all the scenes

down every alley

up every boulevard

thru every crossroads

thru red lights and green lights

cities in sunlight

continents in rain

hungry Hong Kongs

untillable Tuscaloosas

Oaklands of the soul

Dublands of the imagination

And the long street

rolls on around

like an enormous choochoo train

chugging around the world

with its bawling passengers

and babies and picnic baskets

and cats and dogs

and all of them wondering

just who is up

in the cab ahead

driving the train

if anybody

the train which runs around the world

like a world going round

all of them wondering

just what is up

if anything

and some of them leaning out

and peering ahead

and trying to catch

a look at the driver

in his one-eye cab

trying to see him

to glimpse his fave

to catch his eye

as they whirl around a bend

but they never do

although once in a while

it looks as if

they’re going to

And the street goes bowling on

with its windows reaching up

its windows the windows

of all the buildings

in all the streets of the world

bowling along

thru the light of the world

thru the night of the world

with lanterns at crossings

lost lights flashing

crowds at carnivals

nightwood circuses

whorehouses and parliaments

forgotten fountains

cellar doors and unfound doors

figures in lamplight

pale idols dancing

as the world rocks on

But now we come

to the lonely part of the street

that goes around

the lonely part of the world

And this is not the place

that you change trains

for the Brighton Beach Express

This is not the place

that you do anything

This is the part of the world

where nothing’s doing

where no one’s doing

anything

where nobody’s anywhere

nobody nowhere

except yourself

not even a mirror

to make you two

not a soul

except your own

maybe

and even that

not there

maybe

or not yours

maybe

because you’re what’s called

dead

you’ve reached your station.

Descend

The Long Street, A Coney Island of the Mind

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LA LUNGA STRADA (traduzione di Vittorio Gassman)

Strada…

Lunga strada

strada del mondo

piena fino in fondo

delle voci del mondo

e a rifletterci, in fondo

anche le voci

di tempi andati: felici

infelici, di vergini di amanti

ingegneri, commercianti

lattai, banchieri, possidenti

massaie pimpanti

pubblicitari e studenti

che parlano parlano e avanti

parlando vanno avanti

sempre avanzanti, e fra i tanti

c’è chi davanti a una finestra si blocca

e scocca sguardi sul mondo

cerca di vedere a fondo

che cosa mai, così in tondo

anzi in un gran girotondo

succede, se succede qualcosa a questo mondo.

Ecco la lunga strada

ch’è la più lunga del mondo

ma non così lunga, in fondo

come pensi… dove pensi che vada?

Va per tutti i paesi e le città

i viali e i boulevards; va

con luce verde o rossa

passa per continenti e villaggi

piogge scroscianti e tramonti

Hong Kong, langhe affamate, paesaggi

di Oakland e dei suoi ponti

Roma fatata, Berlino dei miraggi,

Dublino che non c’è mai stata:

ecco la lunga strada andare

girare intorno al mondo

un treno enorme

informe, gonfio, di fatti

passeggeri bambini

cestini per il pic nic, gatti

e cani e tutti pensano (sic)

chi guida nella prima vettura

che cosa sta succedendo

che c’è nella vettura del comando

e c’è chi addirittura

si affaccia spenzolando

cercando di vedere

ad una curva, il guidatore, che faccia potrà avere

che occhi: ma tant’è…

Nessuno, nessun viaggiatore lo può vedere

anche se si ha netta l’illusione

di una rapida visione

in qualche curva più stretta.

Ecco che la strada si inerpica, rampica

Il treno coi vetri tutti alzati,

serrati, ora, i vetri gli atri

le porte degli abitati

i viali morti del mondo

finestre, palestre, strade

ecco, strade, questa sera del mondo

lampade in tutte le contrade, fanali

luci smorzate

su folle radunate in carnevali,

guizzi, flashes dai finestrini

circhi, soglie disabitate

cantine fontane casini

sfocati lumini per figurine

allacciate danzanti

e ancora mondi, trenini

che stantuffano e sbuffano avanti.

Poi, sì, eccoci, entriamo

nel vicolo fondo, in cui, sappiamo,

svaria la strada, la parte solitaria

della strada e del mondo.

Qui non è permesso

cambiare treno, non possiamo

passare sull’Orient-Express

No, dobbiamo

andare semplicemente fino in fondo

perché questa è la parte di strada di mondo

che non consente

niente, solo che si vada.

ma bada…..da nessuna parte.

Ecco si parte

e non c’è più nessuno

in treno con te, sei uno

non hai nemmeno un vecchio specchio che

faccia due te, non la minima presenza

senza un’anima, o meglio, solo la tua

ma cos’è…….è già la stazione

sei già a destinazione

sei già in porto, spenti

i motori li senti

su andiamo, fuori

sei esanime

muori, quindi coraggio fuori.

Che hai, che ti prende

Sì, sei morto

Non te ne sei accorto?

Alt! Signori si scende.



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