The loved ones

Creato il 15 febbraio 2014 da Ladri_di_vhs

Provate a immaginare la sensazione che si può provare avendo la possibilità di salire sul ring contro Mohammed Alì per poi chiamare sua madre “troia negra” e finire per avere salva la vita grazie all’arbitro. Ecco, esiste un certo genere di film in grado di far provare quella sensazione di malessere fisico misto a vergogna con un pizzico di soddisfazione. Sono quelli che io definisco splatter 2.0, ovvero quei film in cui non ci si limita a mostrare le più oscene torture fisiche ma subentra anche il fattore “ti faccio tremare di rabbia durante il film perché sei stronzo e ti sei immedesimato nel protagonista, cazzi tua”.

The Loved Ones è un film australiano del 2009 diretto da Sean Byrne. Vedendo anche solo metà del trailer avrete subito chiarissima la trama: lei invita lui al ballo della scuola ma lui rifiuta quindi lei fa rapire lui per torturarlo. Finito il trailer mi aspettavo una minchiata. Ho riso con Hostel, non mi sono scomposto per Non Violentate Jennifer, ho continuato a mangiare i miei trecento grammi di carbonara con Avere Vent’Anni, “Hey, cosa potrà farmi una psicopatica che vuole andare a un cazzo di ballo?”. E fu così che rimasi sorpreso.
 Questo genere di film ha spesso la stessa impostazione: trama inutile ma soprattutto attori molto approssimativi. Stai facendo un film sul dolore fisico, mi va bene che te ne sbatti della trama ma il dolore devi farmelo avvertire, chiama quattro attori capaci. Ecco, qui gli attori sono maledettamente capaci e i personaggi non sono piovuti dal cielo. Ho avuto il tempo di pensare “Senti regista, vedi di rendere più morbosa, al limite dell’incestuoso, la relazione tra la tizia pazza e il padre” taaaac. Puntuale, preciso, perfetto. Il regista a un certo punto si permette pure uno scherzetto in montaggio facendo credere una cosa per un’altra, simpatico.

Xavier Samuel sa fare percepire il dolore fisico, la paura e la sensazione di merda che prova un topo in trappola (deve essere ciò che ha provato recitando poi nella saga di Twilight). Robin McLeavy mi ha fatto odiare chiunque avesse le tette per l’intera durata del film (“Vi odio tutte, TUTTE!”). John Brumpton deve essere un maniaco perché la parte del padre che si farebbe la figlia gli è venuta una meraviglia. Nota di merito per Jessica McNamee che fa una parte inutile ma è bona da morire.

Questo è il genere di film che in Italia non fanno arrivare e che mi tocca vedere sottotitolato. Guardatelo, magari in compagnia della vostra ragazza. Magari il prossimo San Valentino.
 
Alessilas