the Luna's Diaries: il sogno #1

Creato il 12 febbraio 2012 da Lafenice
 

Luna dormiva accucciata ai miei piedi, come ogni notte. Se ne stava li, separata dal mondo, chiusa nel suo piccolo angolo di Paradiso, i sogni. La guardavo e provavo un po' d'invidia, sapete? Io ero accucciata sotto le coperte, l'abat-jour accesa ed un libro tra le mani: non riuscivo a prendere sonno, presa com'ero dal bisogno di svuotare la mente dai problemi, dalle preoccupazioni ed anche da quel libro che avevo bisogno di terminare, il prima possibile. La storia mi aveva preso a tal punto che avevo trascorso il pomeriggio cercando di scacciare dai pensieri la voglia disperata di andare avanti, accumulare pagine lette, scoprire cosa sarebbe accaduto.Lei, invece, era tranquilla.Unici due problemi della sua vita: cibo e moti intestinali, entrambi risolti dieci minuti prima di salire sul letto e addormentarsi, come fosse senza vita.
Quello che non sapevo, però, era che il suo cervello era perfettamente funzionante: trasmetteva immagini, storie, emozioni, sensazioni anche se i suoi occhi erano sigillati dal sonno.Che dirvi cari amici: come per gli umani, così anche per i gatti, il mondo dei sogni è una finestra aperta sul mistero.
- Luna apri gli occhi -
No, io non voglio aprire gli occhi. Il mio puntualissimo orologio biologico mi dice che ho transitato nel mondo dei sogni per troppo poco tempo, forse soltanto un paio d'ore. Quindi, o voce mia carissima, puoi benissimo smettere di rompermi le scatole: spiacente, io dormo.
- Luna, perdincibaccobaccone vuoi aprire gli occhi? Non ho tutto il tempo del mondo! Non sono soltanto la tua fata madrina, mi occupo di una valanga di gatte in giro per tutto il mondo di sotto e qualcuna anche del mondo di sopra. Quindi o apri gli occhi o sarò costretta a farlo io con le mie mani!
Apro gli occhi indispettita.
Questione numero uno: odio l'arroganza, a meno che non sia io l'arrogante in questione. In quel caso risulta più che giusta anzi, addirittura sexy.Questione numero due: non prendo ordini nemmeno dai miei ospiti umani, figurarsi da una voce qualsiasi.Questione numero tre: fata madrina? Ma ti sta dando di volta il cervello?
Quando apro gli occhi, scopro di non essere più ai piedi di Elena, avvolta tra le calde coperte rosse che, da sempre, sono il mio giaciglio. Mi ritrovo nel bel mezzo di una stanza bianca. Nulla alle pareti. Nessuna via di fuga, nessun colore a rompere la monotonia di quel bianco. Solo il mio fantastico manto grigio/bianco/nero (ma questa è un'altra questione: io sono tutto fuorché arredamento). La cosa che più mi sconvolge è l'assenza di una qualsiasi forma di vita umana, canina o di un più superiore compagno gatto. Nulla.Il vuoto.Solo io ed il bianco.
- oh, finalmente hai deciso di ascoltarmi. Allora... -
la voce riprende ad inondare la stanza con forza, ma io sono da sola. E' squillante e femminile, calda a tratti ma, soprattutto, affettuosa. Una bella voce se non mi avesse svegliato nel bel mezzo del mio sonno rendendomi una gatta letteralmente furibonda e quindi spaventosamente pericolosa.
 - senti fata madrina – ringhio, con gli artigli delle zampe in bella vista – questione numero uno: non ti vedo. Questione numero due: ma come ti permetti di svegliarmi? Questione numero tre: ma si può sapere che diavolo vuoi da me?
Una nebbia sottile mi avvolge, sale fino al soffitto, diventando sempre più densa, sempre più consistente, come a creare la forma di qualcosa, un qualcosa che se ne stava seduto sulle zampe posteriori, e pareva avere due orecchie molto lunghe, ed una coda, si proprio una coda, che si muove ritmicamente alle sue spalle.
 - piccola ingrata che non sei altro: io sono qui per realizzare i tuoi sogni -

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