Un altro film sulla II guerra mondiale? In parte sì. In gran parte no. Perché L’uomo che verrà ha il merito di lasciare in un angolo la Storia e le implicazioni politiche per raccontarci la vita e gli effetti della guerra su un paese di contadini di Marzabotto, sull’Appennino bolognese. “La storia? E chissenefrega della Storia e di chi la fa,” dice uno dei contadini. Saggezza popolare allo stato puro.I poveri semplici contadini protagonisti del film cercano di vivere la loro vita. Poco esaltante finchè si vuole (ma come si faceva a vivere senza Internet?) ma pur sempre un’esistenza più che dignitosa e tranquilla. Almeno fino a che sono costretti loro malgrado ad assistere a nazisti e partigiani che nella loro terra giocano a fare la guerra come i guerrieri della notte.
La vicenda ci viene mostrata per lo più attraverso gli occhi di una bimba muta. Muta, o semplicemente è solo che non le va di parlare. Questo non significa certo che sia un film per bambini. Anzi. Ci sono alcune scene che provocano un dolore fisico nello spettatore (o almeno in me) talmente alto è il livello di ingiustizia a cui le persone più incolpevoli sono sottoposte dal destino. Dal destino e da pazzi della Storia come Hitler, Mussolini e seguaci vari.Ma si cerca di comprendere anche il comportamento dei “cattivi”. Non si cerca di dare una giustificazione alle barbarie compiute da nazi che meriterebbero di ricevere un bel trattamento dagli Inglorious Basterds di Tarantino, però “Tutti noi siamo ciò che ci hanno insegnato ad essere. È una questione di educazione.” Un film su una comunità rurale che cerca di scavare alle origini del male. Detto così verrebbero in mente Il nastro bianco e The Village, ma lo stile è molto italiano e personale e tali paragoni sfumano lontani come un ricordo.
Dopo la vittoria ai David, “L’uomo che verrà” è stato redistribuito in alcune sale, ma lo trovate anche in DVD e pure QUI.