Negli ultimi giorni si è sempre più diffusa l'indiscrezione secondo cui la giuria del Festival di Venezia presieduta da Michael Mann, oltre al Leone d'argento per la miglior regia e la Coppa volpi ex-aequo per le interpretazioni di Philip Seymour Hoffman e Joaquin Phoenix, avrebbe in un primo momento deciso di assegnare a The Master anche il Leone d'oro. La notizia è stata data per prima da Hollywood Reporter (che ha citato come fonte un anonimo membro della giuria) poco dopo l'ufficialità del verdetto, per poi essere rilanciata dai media di tutto il mondo. A seguito della richiesta da parte dei vertici della Biennale di deliberare nuovamente l'elenco dei premiati (secondo il regolamento veneziano, al film vincitore del Leone d'oro non può essere attribuito nessun altro premio), la giuria avrebbe deciso di conferire il Leone d'oro a Pieta di Kim Ki-duk per poter essere libera di attribuire due premi invece che uno, il principale, a The Master. Sembrerebbe infatti che Mann e gli altri giurati non se la siano sentita di sacrificare il premio alle interpretazioni di Hoffman e Phoenix, come invece fece nel 2008 la giuria di Wim Wenders (che diede il Leone d'oro a The Wrestler di Darren Aronofsky, dovendo poi rinunciare ad assegnare la Coppa Volpi al preferito Mickey Rourke).
Questa storia, per quanto sia impossibile da verificare con certezza, spiegherebbe le parole di Michael Mann, il quale sia all'inizio della cerimonia di premiazione che in apertura di conferenza stampa finale, ha voluto precisare con chiarezza che la sua giuria si era dovuta adeguare ad un regolamento che non permetteva di conferire più premi al film vincitore del Leone d'oro (l'unico premio cumulabile, in ogni caso non con il Leone d'oro, era proprio la Coppa Volpi). Al di là delle polemiche e delle indiscrezioni sul palmarès della 69a edizione del Festival di Venezia – per tacere della ormai celebre gaffe legata allo scambio di premi tra il Gran Premio Speciale della Giuria e il Leone d'argento –, la lieta notizia per gli estimatori di Paul Thomas Anderson è che il cineasta losangelino in questi giorni ha per la prima volta ammesso alla stampa statunitense di stare già scrivendo la sceneggiatura del suo prossimo film, che sarà un adattamento di Inherent Vice (2009), il recente romanzo di Thomas Pynchon edito in Italia da Einaudi con il titolo Vizio di forma. Prodotta sempre dalla Annapurna Pictures di Megan Ellison, la pellicola racconterà le vicende di Doc Sportello, un investigatore privato con la passione per le droghe che nella Los Angeles dei primi anni Settanta si trova coinvolto in una indagine tanto complessa quanto bizzarra.