è la storia di un sicario ormai in là con gli anni e sofferente d’Alzheimer che si trova un ultimo lavoro prima di uscire di scena. lavoro tremendamente sporco, però: di mezzo ci stanno ricattatori, doppio-giochisti, segreti importanti di gente che conta. ragazzine e prostituzione. sì, esatto. potrebbe sembrare la versione fictionalised belga del Rubygate e dello stuolo di porcherie che con esso sono affiorate alla superficie, e forse un po’ lo è. ma al nord fanno sul serio e, alla fine, i cattivi- perché di veri villain si tratta- finiscono davvero in manette.
II.il Morbo
ma è anche il blues sofferto e intimo del sicario Angelo Ledda, minato dalla malattia come un vecchietto qualsiasi e restituito dal regista nella sua più profonda umanità. bel personaggio, Angelo Ledda: uno che ha ucciso il padre a diciassette anni, che non esita a far fuori rampolli mafiosi e pervertiti, la feccia con il nome ingombrante che occupa gli uffici che contano, ma non toccherebbe mai una ragazzina. è un uomo con un codice d’onore: uno melvilliano, fuori tempo massimo. come un giustiziere mascherato in una crociata più grande di lui. la posta in gioco è altissima, il rischio pure, la malattia degenera e le autorità- come al solito- remano contro. il sistema reggerà?
titolo originale: De Zaak Alzheimer
un film di Erik van Looy
2003