La decisione della Giunta del Senato per il voto palese nel caso Berlusconi ha spiazzato tutti! Nessuno se lo aspettava: Grillo non sa più con chi prendersela e per allentare la tensione cotona i capelli a Casaleggio chiedendo l’impeachment per i bigodini, Alfano che meditava di umiliarsi a Canossa per tenere tutti buoni ora è costretto a scegliere definitivamente tra l’amante e la famiglia, Brunetta “lavora dal basso” chiedendo le dichiarazioni dei redditi dei membri della giunta e la Santanché ha fatto voto di riportare Sallusti nell’ossario in cui l’ha trovato nel caso in cui Berlusconi dovesse uscirne indenne. Epifani - dall’altro lato dello scempio - ripete come un disco rotto da giugno la stessa identica frase: “il governo non può essere tenuto in ostaggio da Berlusconi”, anche se in realtà dovrebbe dire: “ma chi ce l’ha fatto fare!, ne azzeccassimo una da vent’anni!” Il condannato sta riprendendo piede ed esce dall’angolo, e come se non bastasse 22 senatori chiedono al Presidente Grasso di non tenere conto della decisione della giunta e far votare in segreto il Senato secondo regolamento. Questa accolita pietosa di inetti sta giocando al massacro per restare a galla e possiamo star certi che non saranno loro le vittime di tutto questo. Berlusconi a questo punto minaccia ancora una volta la crisi e inizia di nuovo a dettare l’agenda di Letta: “ se il governo vuole andare avanti, deve essere modificata la legge di stabilità sulla tassazione della casa”. Sul fronte interno il “decadente perenne” vuole la completa sottomissione di Alfano e gli intima un “aut aut”: o firma la nascita di Forza Italia o è fuori! A guardare bene le dinamiche che stanno affossando il nostro già autolesionista Belpaese si concentrano su Berlusconi da almeno due anni. I tentativi di isolarlo partono da lontano, dal governo Monti; in quel caso assistemmo al primo esonero di questo danno ventennale. Il Cavaliere si fece da parte per un governo tecnico unto da Bruxelles, e così iniziò la sua prima parabola discendente, declino palpabile anche all’interno del suo stesso partito, persino la fedelissima Santanché “illo tempore” caldeggiava il suo pensionamento. Il ventennio sembrava al tramonto, tanto che il cavaliere dichiarò di trovarsi in un paese di merda e che avrebbe dedicato il resto della senescenza a costruire ospedali per bambini in giro per il mondo. Ma la speranza non durò molto: da lì a poco chiamò a raccolta i suoi (Dio solo con quali argomenti e con quali metodi persuasivi) e decretò la fine del commissariamento “salasso” dei professori. Questo tradimento Monti se l’è legato al dito, e il parere a favore del voto palese per sancire la decadenza di Berlusconi della senatrice Lanzillotta in giunta ha tanto il sapore di una vendetta, vendetta - proverbialmente - consumata fredda. Berlusconi ora è solo contro tutti e il suo accanimento è quasi animale, ma ha dalla sua infiniti mezzi e vent’anni di predominio quasi assoluto sulla scena politica: in tutto questo tempo ha avuto l’agio di innervarsi ovunque indisturbato, ha prodotto metastasi e danni in modo trasversale e più o meno mirato: è nel contempo il male più grande e l’ultima spiaggia del vecchio, è un nodo tanto paradossale quanto deleterio: se lo si estirpa crolla tutto, se lo si mantiene è paralisi. In Berlusconi si coagula e si osserva tutta l’incapacità, l’inefficienza e il clientelismo di un’intera generazione politica. Una generazione che ha preferito delegare la proprie responsabilità voltando lo sguardo e lasciando fare, dando vita a conseguenze ora incontrollabili. Una generazione impotente di “abdicati” cronici che ora tenta grottescamente di riparare alla loro radicata e fruttuosa indifferenza. Berlusconi non è solo un colpevole ma è anche il prodotto di un intero sistema, una cellula che è impazzita nel silenzio generale fino a compromettere tutto.
Ora, altrettanto paradossalmente, questa cellula può permettersi di trascinare tutto con sé tutto. Berlusconi lo può fare!, ne ha “patologicamente” tutti i diritti: può avanzare pretese, minacciare a ragione tutti, tutti coloro che in modo omertoso sono rimasti in silenzio tutto questo tempo, perché può permettersi di finire il lavoro che vent’anni fa gli hanno lasciato cominciare.