The Newsroom, il giornalismo non com’è, ma come potrebbe essere

Creato il 18 dicembre 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Il giudizio di Marco Goi

Summary:

The Newsroom è la serie di HBO più sottovalutata di tutti i tempi? Il network americano continua a sfornare prodotti di qualità eccelsa molto amati dalla critica mondiale, spesso giustamente, ma a volte anche in una maniera persino esagerata. Nonostante sia una serie di casa HBO, The Newsroom invece non ha goduto certo di trattamenti di favore, anzi. Ha ricevuto parecchie critiche al vetriolo da parte della stampa a stelle e strisce ed è stata quasi sempre piuttosto snobbata dai grandi premi come i Golden Globes, con parziale consolazione giusto per l’award di miglior attore andato al protagonista Jeff Daniels agli Emmy Awards 2013. Nemmeno il pubblico ha premiato particolarmente l’ultima creatura telefilmica di Aaron Sorkin, maestro del piccolo schermo che in passato aveva già ideato Sports Night, West Wing – Tutti gli uomini del Presidente e Studio 60 on the Sunset Strip. The Newsroom è così arrivata alla (prematura) fine del suo percorso con una terza stagione appena conclusa composta da appena 6 episodi. Come mai un prodotto del genere, contraddistinto dalle sceneggiature e dai dialoghi di altissimo livello scritti da Sorkin, oltre che dalle interpretazioni notevoli di Jeff Daniels e di tutto il resto del cast, non è riuscito a trasformarsi in un grande successo televisivo?

Difficile dirlo con certezza. L’elemento principale che sembra aver giocato a sfavore di The Newsroom è il tempismo. La serie che ci racconta dell’anchorman Will McAvoy (Jeff Daniels) e del dietro le quinte di uno dei telegiornali più seguiti negli Stati Uniti è una serie molto anni Novanta per fattura e valori. A contraddistinguerla vi è una forte componente di moralismo presente in ogni episodio. Aaron Sorkin ci mostra come il mondo del giornalismo dovrebbe essere e ormai non è più, corrotto dalle derive dell’infotainment e del gossip che porta a facili ascolti, ma inevitabilmente diminuisce la qualità e l’importanza dell’informazione. The Newsroom è una sorta di guida spirituale per giornalisti e aspiranti tali e può quindi essere presa come una fonte di ispirazione preziosa. Allo stesso tempo, in alcuni momenti la serie eccede nella retorica e nel mostrare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, nel lavoro giornalistico così come nella vita. Il percorso di redenzione del protagonista Will va infatti di pari passo su entrambi i binari, in questa terza stagione, purtroppo eccessivamente breve e in qualche modo “monca”, ancora più che nelle precedenti. Mentre torna a concepire il mestiere di giornalista come una vera e propria vocazione, arrivando persino a essere arrestato per dimostrare la sua ritrovata integrità, anche nella vita privata Will abbandona le sue abitudini da scapolone impenitente, si sposa, mette su famiglia e smette persino di fumare.

Una parabola bella, impeccabile, chiusa con un episodio finale che si collega in maniera perfetta al primo, ma nel complesso persino troppo naif e che va a stridere con la “voglia di cattiveria” che c’è nel mondo delle serie tv contemporanee, rendendo The Newsroom un prodotto fuori moda e, i più perfidi diranno, anche fuori tempo massimo. Breaking Bad, Sons of Anarchy e House of Cards imboccano una direzione del tutto opposta rispetto al percorso moralmente ineccepibile intrapreso da Will McAvoy. È questo ciò che non è andato giù a molta della critica americana. È questo ciò che rende The Newsroom oggi come oggi un prodotto privo di un impatto devastante sullo spettatore come le serie appena citate. Ed è sempre questo anche il suo merito principale. In mezzo a tanta cattiveria e pessimismo, è un piacere trovare ancora una serie che ci accompagna per mano, a volte in maniera persino troppo buonista o moralista, a vedere anche il lato bello del mondo. Il mondo dei media di oggi può essere spietato, così come ce lo mostra un film come Lo sciacallo – Nightcrawler, ma allo stesso tempo può anche essere, o meglio può ancora tornare a essere, qualcosa di positivo. Qualcosa da ammirare. Proprio come The Newsroom. Pur con tutti i suoi difetti, una serie di cui c’era un gran bisogno e che adesso mancherà. Oh, se ci mancherà.

di Marco Goi per Oggialcinema.net


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