Oggi vi racconto una storia.
Da sempre appassionata di serie tv Made in USA, chissà come non mi ero mai avventurata sul versante televisivo british.
Il salto verso il Regno Unito è avvenuto in tempi relativamente recenti, con la scoperta, del tutto casuale, di
Sherlock.
FU AMORE A PRIMO SGUARDO, nonostante l’osceno doppiaggio e le ridicole messe in onda della tv generalista.
Il vero colpo al cuore sarebbe arrivato con la scoperta del fandom: le prime volte su Tumblr, la voglia di saperne di più leggendo tutto il canon, conoscendo gli attori e gli autori, e infine i fangirlismi esagerati.
Probabilmente ne avevo già sentito parlare in giro, ma è stato solo grazie ai piccoli deliri sul
WhoLock che mi sono avvicinata al meraviglioso
universo Whovian.
Ho cominciato a vedere il
Dottore solo di recente, diciamo intorno al febbraio 2012.
Il primo approccio con il NewWho fu terribile: il primo episodio,
Rose, mi sembrò di un trash esagerato, ma mai abbandonare una serie dopo il primo episodio, dico sempre io. Tutti meritano una seconda chance.
E mi costrinsi ad andare avanti, così, anche “per amore di fandom”.
Così cominciò il lungo viaggio: fino alla fine del mondo, dai
fantasmi di Charles Dickens, in compagnia dello splendido
Christopher Eccleston.
Un Dottore really sassy e un po’ dark, provato dalla Time War e dalle palpabili sofferenze che si portava sulle spalle. Io ho adorato Nine, e continuo ad adorarlo e la sua dipartita mi aveva rattristata infinitamente.
Ma sarei una gigantesca ipocrita se non vi dicessi che già alla fine dello speciale
The Christmas Invasion ero del tutto presa da quello splendore di D
avid Tennant.
Nel giro di pochissimi episodi, Ten è diventato
IL MIO DOTTORE e potete capire come e quanto io abbia sofferto nel vederlo andar via. Profluvi di lacrime per settimane, e nessunissima voglia di cominciare la quinta stagione.
Dire che mi sentivo un’idiota è immensamente riduttivo.
Ci ho messo quasi un’intera stagione ad abituarmi a
Matt Smith.
Pur riconoscendo da subito il suo talento e quello del nuovo showrunner
Moffat (ancora non sapevo fosse l’incarnazione di Satana; bei tempi!), ho cominciato effettivamente ad apprezzarlo e ad amarlo profondamente solo verso il finire della season 5.
Arriviamo finalmente agli ultimi sviluppi.
Matt Smith ha annunciato la sua intenzione di lasciare DoctorWho.
È stata la mia prima volta, la prima partecipazione diretta ad un terremoto whovian.
E la notizia mi ha distrutta.
Per circa due mesi mi sono strappata i capelli, cercando di non pensare allo speciale di
Natale e all’addio di Matt.
Per circa due mesi sono stata dietro alle speculazioni relative al
Next Doctor.
Sarà una donna? Sarà un uomo? Sarà giovane? Sarà vecchio? Sarà basso o alto?
Sarà Arthur Pendragon che will rise again?
Sarà l’aspirante Doctor, autocandidatosi per il ruolo, Sebastian Roché?
Magari sarà
Neil Gaiman con
Stephen Fry come companion?
Oppure sarà un ragazzetto lentigginoso per far contente le dodicenni?
Sarà Gordon Ramsey?
Sarà Alex Vlahos? O sarà Aneurin Barnard?
Insomma, ne abbiamo sentite e sparate di tutti i colori.
Io, personalmente, speravo che il nuovo Dottore fosse in primis molto diverso da Matt Smith. Un Dottore magari un po’ più maturo, per riconnetterci alla tradizione del Classic Who, e un po’ sassy e oscuro, in linea con l’atmosfera tutta angst che credo ci accompagnerà per i due speciali del Cinquantenario e di Natale. Poi magari l’avrei voluto scozzese. E
GINGER.
Finalmente ieri sera l’annuncio in diretta.
Emozione ed ansia mi stringevano in una morsa di feelings esagerati.
E poi è arrivato LUI.
Lo avevo conosciuto grazie alla piccola parte in The Fires of
Pompei.
Lo avevo apprezzato in Torchwood: Children of the Earth.
Infine, l’ho amato con tutto il mio cuore nella seconda stagione di quella perla rara che era The Hour.
Lui, PETER CAPALDI, sarà il Dodicesimo Dottore!
Io lo volevo “più maturo”. Lo volevo diverso da Matt. Lo volevo scozzese.
LORO MI HANNO DATO PETER CAPALDI!
E il mio cuore esplode di gioia.