Ken MacLeod
Kenneth Macrae MacLeod (Stornoway, 2 agosto 1954) è un autore di fantascienza scozzese. Attualmente vive nelle vicinanze di Edimburgo. Si è laureato all’Università di Glasgow in zoologia e ha lavorato come programmatore.
I suoi libri trattano spesso temi politici come il socialismo, il comunismo e l’anarchia, soffermandosi in particolare sulle varianti del Trotskismo e dell’anarco-capitalismo o del libertarismo estremo. A livello tecnologico invece tra i temi maggiormente affrontati troviamo la singolarità tecnologica, forme estreme di evoluzione sociale del genere umano, resurrezione-cyborg post-umana. Lo stile di MacLeod è stato definito come techno-progressivo anche se, a differenza di altri autori dello stesso genere, MacLeod ha espresso grande scetticismo verso un eccessivo sviluppo della tecnologia e specialmente verso l’opportunità di avere intelligenze artificiali forti. Alcuni dei suoi personaggi sono dei radicali anti-tecnologia.
Fa parte della nuova generazione di scrittori di fantascienza inglesi specializzati principalmente in fantascienza hard e space opera. Tra i suoi contemporanei citiamo Iain Banks, Alastair Reynolds, Charles Stross e Liz Williams.
Sito: The early days of a better nation
Autore: Ken MacLeod
Serie: //
Edito da: Miraviglia editore (Collana: Orione)
Prezzo: 18,00 €
Genere: Fantascienza, giallo, poliziesco, commedia
Pagine: 383 p.
Voto:
Trama: Edimburgo, 2037. Un prete muore in un’esplosione e un vescovo viene assassinato immediatamente dopo. L’ispettore di polizia Ferguson capisce immediatamente che non si tratta di un incidente, ma di una serie di omicidi a sfondo religioso. In una città dove esistono ascensori per lo spazio e robot intelligenti e dove la religione è praticata da pochi e furtivamente, torna l’incubo del terrorismo. I sospetti cadono sugli atei più attivisti e si delinea una cospirazione a livello internazionale tra androidi nascosti in un parco divertimenti in Nuova Zelanda ed esseri umani che sembra progettare un disastro su scala biblica per l’anniversario dell’11 settembre, data di inizio delle Guerre di Religione. L’obiettivo finale di queste guerre di religione è un mondo senza credo.
Recensione
di Livin Derevel
Uno dei libri più intelligenti che abbia letto da molto a questa parte.
Non perché si parla di un’Inghilterra totalmente laica, eh (credevate), ma perché l’autore ha saputo narrare una realtà di parossismi, contraddizioni e sottili meccanismi psicologici che sembrano scontati, ma che invece si rivelano essere ottimi pretesti per guerre di religione e di ideologia, basati su una soggettività primordiale che intesse un equilibrio solido e flebile allo stesso tempo.
Si tratta di un poliziesco dalle tinte blu acciaio, in cui la società rappresentata ha un che di disperatamente simile alla nostra, soltanto un po’ più organizzata e molto meno paranoica. L’autore, attraverso una trama intrecciata, priva di buchi e tempi morti, ci racconta l’avanzamento tecnologico e le vicissitudini che hanno portato la Terra a diventare ciò che è, con brevi quanto significative dissertazioni sulla religione e sul ruolo che ha avuto nel plasmare il mondo e la politica delle nazioni che ne sono nate.
L’uomo lupo rise. «Nessuno di loro ha mentito, ispettore. Non ci sono le menzogne nella religione. Ci sono fatti che sembrano veri e che invece sono solo illusioni. Ci sono espressioni da prendere in senso figurato. Ci sono concetti che sono simboli di verità profonde. Non ci sono menzogne. Le persone che mi hanno spedito in Medio Oriente ci dissero che avremmo distrutto un impero del male. Nemmeno loro mentivano.»
Lo devo dire: mi è piaciuto un sacco. Per le allegorie e per le subdole e (non tanto) velate analogie con l’oggi; per lo stile diretto, simpatico e genuino, distante anni luce dal modus scribendi artefatto o tedioso di chi vuole a tutti i costi mostrare quanto è figo nel creare tecnologie innovative. Per i protagonisti affettati, incastonati nel loro contesto e con psicologie corpose, credibili nonché esilaranti in alcune situazioni.
The night sessions è un romanzo impegnativo ma non pesante, è realistico e fulminante, con trovate geniali che lasciano a bocca aperta e ricamano la cornice di una storia già di per sé acuta e affilata.
È una lettura che consiglio caldamente. Sia perché è un libro che tiene incollati fino all’ultima pagina, sia perché tra le righe si possono trovare piccole verità spicciole su cui ci sarebbe da riflettere per molto tempo.
Autore articolo: Livin Derevel
Livin è veramente una stronza. Ha la lingua biforcuta e il dente avvelenato, è arrogante e invadente, ha una critica per ogni cosa possibile e immaginabile e si diverte a far incazzare gli altri. Detesta chi le chiede dei soldi, gli imbecilli e le Mary Sue - sia immaginarie che in carne e ossa. Scrive di slash, di gente strana e sogna di diventare l'Oscar Wilde del ventunesimo secolo.
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