Da che ho memoria asserisco che la tecnologia, internet in primis, deve essere usata per favorire la comunicazione. Il che dovrebbe essere una cosa ovvia ma, come tutte e cose ovvie, diventa anche la meno scontata. Internet è un mondo dove tutti possono dire la loro e, avendo in mano questo potere, raramente i più riescono ad accettare il pensiero altrui. Un poco come il mondo di una certa editoria: dove tutti vogliono pubblicare ma nessuno vuole leggere e, cosa ancora peggiore, sentire pareri sul proprio lavoro. Per me aprire un blog è stato quindi, oltre che un'azione dettata dalla noia, un modo per conoscere molti altri appassionati come me che grazie alle loro conoscenze potessero illuminarmi circa delle cose che non sapevo o di cui non ero ancora venuto a conoscenza. Ed è stato proprio grazie a una delle tante anime disperse nell'etere, tal Salvatore Baingiu, oltre che esploratore, uomo completamente al rallentatore data la scarsa frequenza con cui aggiorna il suo bel blog, che sono stato informato dell'esistenza di questo The one I love, film che già dal trailer (parecchio ingannatore) sembrava promettere di piacermi - forse perché anche la The one I love dei REM mi piace. E poi è interpretato da Elisabeth Moss, un'attrice molto brava e possedente di una bellezza decisamente non canonica, magari brutta per alcuni, ma che per me possiede un fascino irresistibile che viene comunicato anche da elementi esterni a quelli dell'aspetto fisico. Per dire, una serie come Mad men è resa ancora più bella dalla sua presenza - e da quella di Christina Hendricks, altroché!
Ethan e Sophie sono una coppia in crisi per via del tradimento fatto da lui. Insieme vanno da un terapista che consiglia loro di passare un week end in una villetta isolata. I due accettano, ma in quella villetta...
Ho iniziato la visione sapendo poco o nulla della storia e dei temi che andava a trattare. Del resto, la produzione in madrepatria (il film da noi è ancora inedito ed è reperibile unicamente in rete, sottotitolato) ha deciso di diffondere meno notizie possibili circa gli sviluppi della trama, lanciando un trailer che più vago di così non si può. Così ho deciso di accontentarli e devo dire che la cosa ha davvero favorito la visione, perché il colpo di scena che avviene a circa venti minuti dall'inizio mi ha lasciato davvero di stucco - motivo per cui non lo rivelerò, lasciandovi tutto il gusto della scoperta. Tanto da farmi dimenticare che in questo film c'è Elisabeth Moss e da non farmi pregare ogni tre secondi che comparisse nuda. Quest'opera prima di Charlie McDowell si dimostra fortemente debitrice di quelli che sono stati i film sceneggiati da Charlie Kaufman, mostrando personaggi e situazioni molto vicini a quelli di pellicole come Il ladro di orchidee o Essere John Malkovich, senza però tutto il sotto-testo metaforico e decostruzionista che stava alla base di quelle produzioni. Sempre parlando di Kaufman, si cerca di essere più vicini a un'opera come Se mi lasci ti cancello, anche se i risultati non possono dirsi di livelli così alti. L'idea è molto semplice ma, proprio per via di questa sua semplicità, riesce a sconvolgere proprio perché scalfisce un timore quotidiano, quello che sta alla base di ogni coppia. Cosa vuol dire, in fondo, amare veramente una persona? Si ama quello che il nostro partner è oppure quello che è in grado di offrirci? O la totalità di queste due cose? Sono due cose che vanno a braccetto e, volente o nolenti, dobbiamo ammettere che in tutto questo c'è anche una componente fisica, che può essere benissimo distorta da ciò che proviamo verso una persona, ma che rimane presente, anche se sottotraccia. Se quindi trasferissimo tutti i pensieri e i modi di essere del nostro partner in un altro corpo, in quello che dovrebbe essere solo un involucro, la cosa cambierebbe qualcosa in questo rapporto? E il restare sempre con lo stesso fisico ma con un carattere migliore, anche se palesemente non è il nostro, cambia così tanto le carte in gioco? Sono questi tutti i quesiti a cui questo film cerca di dare una risposta, utilizzando tutti i topi della commedia romantica, anche se siamo più vicini a un film come il bellissimo Ruby Sparks che a Nick e Norah's infinite playlist, aggiungendoci una spruzzatina di sci-fi. Quindi può dirsi un bel film? Purtroppo, può dirsi solo un bel film. Perché con l'idea in possesso e con tutte le tematiche che era possibile esplorare, lo script di Justin Lader fa un gioco abbastanza facilone e un paio di sterzate abbastanza rischiose, che se non fanno abbassare pericolosamente la qualità del film gli impediscono di raggiungere le vette a cui avrebbe potuto senz'altro ambire, senza contare che la linearità dell'idea di base si fa persistente e riesce a creare anche un paio di problemi di incisività soprattutto nella parte centrale. Si vede che McDowell è un regista alle prima armi e della cosa non gli si può fare di certo una colpa, eppure l'amore è un tema così abusato (anzi, io direi che ogni storia parla unicamente di due cose: di amore e morte) e pe(n)sante che col proprio peso può trascinare con sé tutta l'imbarcazione, equipaggio compreso. Qui si parla di vita e di morte, dell'amore che c'è stato e di quello che può nascere nuovamente, ma in mezzo passano infinite sfumature e non è possibile coglierle tutte con una sola occhiata, questo è il guaio maggiore del film. Spesso l'amore acceca e infatti questo film mi è sembrato realizzato da due persone estremamente innamorate del loro progetto... così tanto da non accorgersi di quelle piccole sistematine che avrebbero potuto regalarci il capolavoro che era proprio dietro l'angolo. Sistematine alla cui assenza anche un finale di rara angoscia può fare poco.
Sicuramente però merita di essere visto, anche proprio grazie alla genialità dell'idea di base, E anche per il bel vedere fornito dalla mia amata (e sempre bravissima) Elisabeth.
Voto: ★★★