La settimana oscura del blog si conclude con un bel duetto di personaggi: Guillermo del Toro alla presentazione, Juan Antonio Bayona alla regia.
Insieme danno vita ad un horror atipico, decisamente più spaventoso de Il labirinto del Fauno ma anche molto meno creepy e fisico di Saw.
Con i due ha però caratteristiche in comune: la speranza e quel lieto fine nonostante tutto del primo, e la psicologia rivelatrice sempre nel finale del secondo.
Quelle che ne esce è però una pellicola che per la sottoscritta, anche se con le dovute pinze, supera i precedenti, per il cuore immesso, e per quei brividi continui ed efficaci durante la visione.
L'ambiente, come il titolo suggerisce, è un vecchio orfanotrofio, in cui Laura è cresciuta e in cui torna ora che è adulta e madre adottiva di Simon. La sua intenzione è quella di farne una casa accoglienza per disabili, ma fin dai primi giorni di inserimento, qualcosa di strano accade, a partire dal figlio e i suoi sempre più numerosi amici immaginari che lo sfidano a caccia al tesoro, all'anziana Benigna, che si introduce in casa sotto mentite spoglie e fa sussultare non poco il cuore.
I sussulti continuano quando Simon improvvisamente sparisce nel nulla, durante un'inquietante festa in maschera, senza lasciare tracce o indizi che la polizia possa usare per rintracciarlo. Laura inizia così una lunga discesa nella disperazione e nell'ossessione, convinta della realtà degli amici immaginari del figlio, e più passano i mesi, più le presenze vengono avvertite, come un passato che vuole venire allo scoperto e mettere alla luce oscuri segreti.
Pur utilizzando i classici stilemi del genere horror (porte e finestre che si chiudono da sole, rumori improvvisi, musiche paurose come sottofondo...), Bayona riesce nel suo obiettivo, facendo spaventare non poco almeno la sottoscritta e creano una tensione crescente, che va pari passo con le ansie e le frustrazioni di una madre che il figlio lo ha perso nel nulla. La sua forza di volontà è così il motore del film, che si avvale anche di un mistero tutto da scoprire e che solo poco alla volta verrà a galla.
Ma non ci si aspetti splatter, sangue o bambolotti inquietanti, anche questi ultimi hanno una loro eleganza e un loro stile, che si rifà al gotico di una casa/orfanotrofio abbandonata, senza però cadere in cliché.
Il colpo di coda nel finale è allo stesso tempo inaspettato e forse il più giusto possibile, facendo rientrare tutto il costruito in uno schema prevedibile in parte, genuino e lieto dall'altro.
Così facendo, Bayona non manda il suo pubblico -e soprattutto la sottoscritta- a letto con incubi e terrori, ma con quel filo di malinconia e di speranza che solo i film ben riusciti riescono a dare.
Guarda il Trailer