Non vi è base più comune per una unione d'una scambievole incomprensione.
"Non mi creda scortese, ma è proprio questo che mi piace: che lei mi perda di vista. Se si stesse nello stesso luogo, sentirei che lei sta sempre lì a guardarmi, e questo non mi piace...amo troppo la mia libertà. Se c'è una cosa al mondo che amo," continuò con un leggero ritorno di superiorità "è la mia indipendenza".
Questo è molto immaturo da parte sua. Quando avrà vissuto tanto quanto me, si accorgerà che ogni essere umano ha il suo guscio e che bisogna prendere in considerazione anche il guscio. Ma per guscio intendo tutto l'involucro delle circostanze. Un uomo, una donna isolati non esistono: ciascuno di noi è fatto di qualche grappolo di accessori. Che cos'è il nostro 'io'? dove comincia? dove finisce? Trabocca in tutto ciò che ci appartiene e poi rifluisce di nuovo in noi. So che gran parte di me è nei vestiti che scelgo e che indosso. Io ho un gran rispetto per le cose ! Il nostro io, per gli altri, è l'espressione che noi diamo del nostro io; e la nostra casa, i nostri mobili, il nostro abbigliamento, i libri che leggiamo, gli amici che scegliamo...tutte queste cose sono profondamente significative!"
"Cerco di pensare più al mondo che a me stessa...ma torno sempre a me perché ho paura." Tacque. La sua voce aveva tremato un poco. "Sì, ho paura; non so come dire. Una fortuna simile significa la libertà, e io ne ho paura. E' una cosa tanto bella, e bisognerebbe farne buon uso, altrimenti ci sarebbe da vergognarsi. E bisogna continuare a pensare: è uno sforzo costante. Non so se sia una felicità maggiore essere privi di ogni potere."
"Non dubito che sia una felicità maggiore per i deboli. Per i deboli dev'essere terribile lo sforzo per non rendersi disprezzabili."
Era capace di sentirsi un po' ferita dalla scoperta d'essere dimenticata, ma di tutte le libertà, quella che trovava più dolce era la libertà di dimenticare.