Per fortuna che, quando sull’ultima pagina di “The Prey” – secondo libro della serie, dopo “The Hunt” – ho chiesto ansiosamente “a quando il prossimo?”, e ultimo, mi è stato risposto, beneficamente “a Maggio”.
E va bene: aspetteremo Maggio, con impazienza però perché l’evoluzione di questa avventura a cavallo tra il distopico e l’horror è davvero mozzafiato.
Per esperienza mi accingo sempre con una punta di scetticismo alla lettura dei libri che seguono un primo di successo. Ho visto molte storie decadere rovinosamente, perfino dopo uno scintillante inizio.
Sovente un sequel non regge lo scoppiettio di un principio di saga, facile si ripieghi un po’ su se stesso, punti a campare di eredità o di riflesso, non aggiunga nulla di nuovo né ai fatti né ai personaggi.
Insomma, capita che deluda. Accade che una trilogia perda per strada un buon numero di lettori, magari avvinti dal primo volume e poi annoiati dai successivi.
Con la storia di Fukuda credo che tale rischio sia assolutamente sventato: fin dalle primissime pagine “The Pray” ruba il sonno tanto quanto, se non di più, di“The Hunt”.
E mantiene, senza cedimenti, senza alcun punto di trascinamento, un ritmo serrato ed adrenalinico, un narrazione fluida, scorrevole, calamitante, ricca di colpi di scena.
Perfino il finale, come già accade in “The Prey” è una sorpresa, un evento chiave che il lettore non avrebbe potuto immaginare nemmeno soltanto poche pagine prima.
Per dirla tutta mi trovo un po’ in difficoltà nel presentarvi questo libro perché sono piuttosto certa che chi ha già conosciuto l’inizio della saga non avrà bisogno delle mie parole per avere fretta e desiderio di conoscere lo sviluppo della storia.
Chi invece non si è ancora imbattuto in nessuno dei due romanzi ha il diritto di sapere, di questo, poco e niente, di affacciarsi alla lettura senza la possibilità che la sorpresa gli venga in qualche modo rovinata e che qualche parola di troppi gli infici perfino il piacere del primo libro (per argomento e tematiche del quale, si può far riferimento alla mia precedente recensione).
Sarebbe davvero una cattiveria rivelare a chi non ne sa nulla cosa accade in questo secondo capitolo e quindi non lo farò, proteggerò il segreto, eviterò l’odioso spoiling, difenderò la gioia del lettore.
Ma qualcosa devo pur dirvi perché mi dispiacerebbe si confondesse questa bella trilogia con le tante saghe, talvolta poco interessanti, che popolano il settore fantasy delle librerie.
E allora vi racconterò, velocemente, gli aspetti che più mi hanno colpito.
Innanzitutto questo secondo libro è esplicativo di tanti punti aperti lasciati dal primo: in maniera fluida molti nodi vengono sciolti, alcuno fili riallacciati, alcune inconsistenze dotate di una base più solida.
Poi i comprimari acquistano spessore, quando nel precedente volume si era dato spazio soprattutto al protagonista.
Ora, invece, i personaggi si arricchiscono, viene dato più rilievo alla dimensione affettiva tra loro senza però cedere facili tributi alla punta di “rosa” che pare che ogni romanzo del genere debba dover avere per vendere. No, qui l’amore, se c’è, è discreto; in un mondo in pericolo, dove la lotta è perennemente per la sopravvivenza, la dimensione romantica ha lo spazio giusto, non invade, ma, allo stesso tempo, emoziona.
Ancora, la costruzione della storia è davvero ben fatta: il ritmo è sostenuto ma non tanto da sfociare nella sciatteria, l’equilibrio si mantiene piuttosto invariato, non ci sono tempi morti, ma non si avverte nemmeno l’affanno che alcuni autori infliggono nella fretta di arrivare alle loro conclusioni.
I colpi di scena sono tanti ma ben dosati, senza il rischio che si sovrappongano e disorientino, la tensione c’è sempre ma è piacevole, spinge a sfogliare senza innervosire.
Si sente, in sintesi, che sotto c’è una buona mano, che il lettore si sta affidando a qualcuno che da raccontare ne ha, che ha un piano e un copione narrativo strutturato, che promette e poi mantiene, non inganna con grandi premesse che si smontano in un flop.
Insomma, se i romanzi distopici vi piacciono, se le atmosfere da fine del mondo vi affascinano, se i cattivi-cattivi dalle fattezze vampiresche vi intrigano e se, soprattutto, apprezzate farvi rapire da un racconto che vi aggancia e non vi lascia facilmente, “The Hunt” e “The Prey” potrebbero fare al caso vostro.
E sul prossimo – “The Trap” – a questo punto ho ottime aspettative.
(età consigliata: dai 13 anni)
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