The Program (The Program #1) di Suzanne Young

Creato il 13 luglio 2015 da Anncleire @anncleire

James si è girato a guardarmi. «Lo sai che non riuscirò più a non baciarti, vero?» ha detto. «Per il resto della vita, ogni volta che ti guarderò dovrò baciarti.»

Ho sorriso. «Il resto della vita è lungo, James. Sono sicura che troverai altre labbra.» Appena l’ho detto mi sono pentita.

Lui ha scosso lentamente la testa. «Nooo» ha sussurrato, e si è girato per tornare sopra di me. «Non vorrò mai altre labbra al di fuori delle tue.» E mi ha baciata di nuovo.

“The Program” è il primo libro della duologia di Suzanne Young, un libro che volevo leggere da tempo. Portato ad aprile nelle librerie italiane grazie a De Agostini Young Adult, mi ha incuriosito da subito, e anche se la cover americana ha molto più senso, con le casacche gialle, pure mi sono lasciata prendere dalla storia. Il tema distopico di fondo, il suicidio visto come un’epidemia da sconfiggere, i protagonisti, e il ritmo incalzante, mi hanno conquistata.

Sloane sa perfettamente che nessuno deve vederla piangere. La minima debolezza, o il più piccolo scatto di nervi, potrebbero costarle la vita. In un attimo si ritroverebbe internata nel Programma, la cura ideata dal governo per prevenire l’epidemia di suicidi che sta dilagando fra gli adolescenti di tutto il mondo. E una volta dentro, Sloane dovrebbe dire addio ai propri ricordi… Perché è questo che fa il Programma: ti guarisce dalla depressione, resettandoti la memoria. Annullandoti. Così, Sloane ha imparato a seppellire dentro di sé tutte le emozioni. Non vuole farsi notare, non ora che suo fratello è morto e lei è considerata un soggetto a rischio. L’unica persona che la conosce davvero è James, il ragazzo che ama più di se stessa. È stato lui ad aiutarla nei momenti difficili, lui a farle credere che ci fosse ancora speranza. Ma, quando anche James si ammala, Sloane capisce di non poter più sfuggire al Programma. E si prepara a lottare. Per difendere i propri ricordi, a qualunque costo. 

Quello della depressione è un argomento spinoso sotto diversi punti di vista e diventa assolutamente difficile restare oggettivi, non ridicolizzare quella che è una vera e propria malattia debilitativa e invalidante. Quel malessere che diventa psicofisico e che riduce la volontà e le motivazioni ad alzarsi dal letto la mattina, che crea una patina oscura intorno al proprio cervello è sconvolgente e difficile da eliminare. Quello che la Young cerca di fare è esasperare questo concetto e introdurlo in un mondo distopico, dove gli adolescenti sono spinti in maniera catastrofica verso il suicidio. Per porre rimedio a questa epidemia di massa, la società medica americana ha messo a punto un Programma, che permette di curare il dolore, fonte della volontà di porre fine alla propria vita, cancellando i ricordi che portano alla sofferenza. Il Programma sembra ottenere gli effetti desiderati… ma a quale costo? Perdere i ricordi non è come perdere se stessi, cancellare la propria vita e la propria volontà e la propria cognizione di causa? Il ritmo incalzante della Young, che trascina Sloane, la protagonista del libro, all’interno della struttura che applica la Cura, pone l’accento sulla difficoltà che gli adolescenti hanno di accettare il tagliuzzamento della propria vita, ma come alla fine siano costretti, spesso dagli stessi genitori, a sottoporsi al Programma.

Sloane è una ragazza che ha sofferto, a partire dalla morte del fratello, e ai vari amici che hanno tentato il gesto estremo, ma sa che se si mostra malata verrà portata via dagli istruttori. Fingere diventa naturale e necessario alla sopravvivenza, ma cedere alle lacrime e al dolore è ogni giorno un po’ più facile, soprattutto quando ad ammalarsi sono le persone che le sono più vicine. Quando poi la abbandona James, il suo ragazzo, l’unico con cui si è sempre lasciata andare, mostrandosi fragile e indifesa, colui che ha rivestito un ruolo così importante nella sua vita, in ogni aspetto, Sloane crolla, lasciandosi andare allo sconforto e alla verità di una vita arida e senza la possibilità di porvi rimedio. Finire intrappolata nel Programma diventa estremamente facile, ed è affascinante scoprire come vi finisce dentro, cosa succede a questi ragazzi in crisi, consumati da un dolore esistenziale, una malattia che si propaga alla velocità del fulmine.

Tra l’altro ho adorato James, un po’ sfrontato, uno che non esista ad infrangere le regole all’occorrenza, ma fondamentalmente gentile, generoso e completamente devoto a Sloane. James le fa da sostegno, finché può ma non esita a mettersi in gioco. E poi c’è Realms, che avrà un ruolo impensabile e sconvolgente.

L’ambientazione è tipicamente americana, ma devo dire che l’elemento distopico è molto curato e il worldbuilding ben assestato, che porta ad interrogarsi su quello che succede e come porvi rimedio, perché la soluzione non è sempre a portata di mano e a volte, sfugge al controllo.

Il particolare da non dimenticare? Un anello di plastica viola…

Un primo volume ricco e avvincente, con una protagonista ben caratterizzata, forte e incredibilmente fragile, catapultata in un universo distopico allucinante, che pone domande di riflessione importanti. La romance, reale e appassionata, come può esserlo solo quella tra adolescenti, tiene desta l’attenzione e veicola la storia, in una lotta contro i ricordi e il dolore indescrivibile che si propaga a ritmi serrati. Coinvolgente, non vedo l’ora di leggere il secondo volume.

Buona lettura guys!

Ringrazio immensamente De Agostini per avermi regalato l’opportunità di leggere questo libro in cambio della mia onesta opinione, ve ne sono immensamente grata!

La Serie “The Program”


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