Il cinema orientale è bello perchè è vario, nel senso che dall'horror al dramma, dalla fantascienza al cyberpunk offre sempre molti prodotti di qualità alternati a pochi veri e propri ciofeconi.Un esempio di ciofecone è The Resurrection
Ju vive per giocare ai videogiochi e un giorno si innamora della protagonista di uno di questi, la cosìdetta piccola fiammiferaia. Per lei decide di partecipare ad un gioco che fonde realtà e finzione, "Resurrection of the little match girl"...
Film del controverso regista coreano Jang Sun-woo, flop in patria ma salito al rango di (s)cult in tutto il mondo, The Resurrection è un film di fantascienza che fonde distopia e cyberpunk action a una gran dose di ironia, fallendo però clamorosamente nel suo scopo principale: quello di creare un mondo immaginifico che si fonda/confonda con quello reale. Un Matrix alla orientale che tenta la via visionaria e ci riesce solo in superficie, senza appeal weird, senza arrivare mai in profondità, un ottovolante da luna park di paese che oltre a non portare da nessuna parte esaurisce il proprio fascino dopo i primi minuti.
Il problema di The Resurrection (Resurrection of little match girl) è una sceneggiatura piena di buchi e una lunghezza estrema che lo rende inutilmente ingarbugliato, stucchevole invece che poetico e, soprattutto, insensato. Gli scarsi effetti speciali in grado di non rendere la complessità di un mondo virtuale che si dovrebbe confondere con quello reale non permette allo spettatore di immedesimarsi. Tutto il resto è una serie di personaggi senza spessore che si avvicendano attorno ad un protagonista privo di fascino. I momenti di phatos scompaiono a favore di un'ironia cattiva ma mai invadente, la sfumatura migliore di un film girato da un regista comunque in gamba.
Forse se non ci fosse stata così tanta carne al fuoco, se si fossero limitate più componenti a favore di una principale, questo guazzabuglio avrebbe potuto vantare una propria dignità. Invece ci si perde tra rimandi filosofici, citazioni (su tutte quella della Piccola Fiammiferaia) e barocchismi, si scelgono mille direzioni con il rischio di imb(r)occare altrettanti vicoli ciechi e il finale eccessivamente tirato, melò all'eccesso, diventa poco incisivo e persino didascalico. Un peccato, considerato anche l'alto budget dell'opera che ha mandato in crisi la Tube Pictures che l'ha prodotta. Comunque un prodotto autoriale, complesso e sfaccettato, semplicemente non riuscito secondo i miei gusti.
Ho sognato di essere una farfalla e quando mi sono svegliato non sapevo se ero un uomo che ha sognato di essere una farfalla o una farfalla che ha sognato di essere un uomo.