20 novembre 2012 Lascia un commento
Sarebbe facile etichettare "The Resurrection" come "la risposta del Sud Corea a "Matrix" ma un commento del genere lo lasciamo agli esperti da magazine per famiglie per quanto l’ombra della "matrice" non possa dirsi casuale e volenti o nolenti, si e’ spinti al confronto.
Stiamo parlando di un videogioco, realta’ virtuale nella quale il protagonista s’imbatte, con la missione finale di far innamorare di se’ una candida fiammiferaia che tristemente elemosina per la citta’. Ebbene si, ho scritto "fiammiferaia", proprio quella della favola di Andersen spostata di spazio e tempo.
Film uscito nel 2002, risente fortemente dell’idea oggi ormai superata di un luogo elettronico popolato da buoni e cattivi, bianco e nero funzionale all’azione ma poco al soggetto che riprende le idee dei classici adventure grafici e degli sparatutto 3D ma le mescola col bullet time, sparatorie e fisica aggirata di matrixiana memoria.
Costato una paccata di milioni di dollari, fece un buco spaventoso non tanto per le scene d’azione che non deludono anzi si fanno ben guardare, quanto per una trama confusa e in piu’ punti insensata e nondimeno una mancanza di originalita’ che proprio nel finale si fa palese, a volte fastidiosa.
Regia buona, l’intuito del primo Wong Kar-Wai con l’estetica di Hsiao-hsien Hou, attori non pervenuti e doppiaggio orrendo oltre ogni possibile senso e logica, in special modo la fiammiferaia doppiata da una borgatara romana spontanea come una figurante da soap opera su Rai 3, probabilmente una nipote, un’amante, forse entrambe le cose di uno dei responsabili.
Pagarlo 2 euro in un mercatone ha un suo perche’, oltre no.